Mer. Lug 17th, 2024

Il gip di Reggio Calabria dispone tre arresti: due vanno in carcere e una donna finisce ai domiciliari. Ecco le ipotesi di accusa

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Le indagini condotte dal Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno portato alla luce un intricato schema di corruzione al porto di Gioia Tauro, volto a agevolare il traffico di cocaina gestito dai clan della ‘ndrangheta. In mezzo a questa rete di illegalità sono emersi anche due funzionari delle Dogane, individuati tra le persone arrestate.

Il giudice per le indagini preliminari, Giovanni Sergi, ha evidenziato la “spavalderia criminale” dimostrata dagli indagati nel corso delle loro azioni illecite. Le carte dell’inchiesta rivelano un disegno elaborato per alterare i controlli e nascondere la vera natura dei container carichi di droga, dimostrando una volontà decisa di agire indisturbati.

I tre individui coinvolti sono stati sottoposti a misure restrittive. Antonio Pititto e Mario Giuseppe Solano, i due funzionari delle Dogane in servizio al porto di Gioia Tauro, sono stati destinati alla detenzione in carcere, mentre Elisa Calfapietra, dipendente di una società di spedizioni, è stata posta agli arresti domiciliari. Il giudice ha motivato tali provvedimenti sottolineando il concreto rischio che, se lasciati liberi, possano commettere ulteriori reati simili a quelli per cui sono accusati o continuare nelle loro attività illecite.

Le 800 pagine del provvedimento evidenziano il coinvolgimento dei due doganieri in una serie di traffici illegali di importazione, confermando la complessità e l’entità del loro coinvolgimento nella rete di criminalità organizzata operante nel porto di Gioia Tauro.

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