Gio. Ago 8th, 2024

Coronavirus, in Calabria la situazione è sotto controllo. Aumentato sensibilmente il numero di posti letto in tutta la Regione, per l’intera Provincia di Reggio al momento solo 5 pazienti ricoverati in terapia intensiva

Oggi per la prima volta il numero dei pazienti Covid-19 positivi ricoverati in terapia intensiva in Calabria ha superato il picco massimo della prima ondata della scorsa primavera: siamo a 19 ricoverati nei reparti di rianimazione di tutta la Regione, una situazione tuttavia ancora assolutamente sotto controllo e lontana da qualsiasi soglia emergenziale considerando che in Calabria abbiamo raggiunto – grazie al lavoro della Regione, delle ASP e delle autorità territoriali – ben 239 posti letto di terapia intensiva, una cifra ragguardevole soprattutto se si considera che è quasi il doppio di quelli che erano disponibili a marzo. Alla luce di questi dati, è occupato soltanto il 7,95% dei posti letto disponibili. Nessuna Regione d’Italia ha un livello di saturazione così basso: dopo la Calabria, tra le Regioni virtuose troviamo il Veneto che ha occupato il 13,39% dei posti letto disponibili (136 ricoverati su 1.016 posti), il Molise che ha occupato il 14,71% (5 ricoverati su 34 posti) e la Basilicata che ha occupato il 17,81% (13 ricoverati su 73 posti letto disponibili). I dati sono quelli ufficiali forniti oggi dal Ministero della Salute nell’apposito bollettino giornaliero, e dal report ufficiale del commissario Arcuri sui posti letto disponibili nelle varie Regioni.

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La situazione più difficile è invece quella della Valle d’Aosta, dove abbiamo 12 ricoverati su 20 posti letto disponibili (60%), seguita dall’Umbria che ha il 45,54% di rianimazioni occupate (46 pazienti su 101 posti letto) e dalla Lombardia, dove con 435 ricoveri su 1.036 posti letto, pari al 41,99%.

 

 

Tra le Province calabresi, a Cosenza abbiamo ben 10 dei 19 ricoverati in rianimazione mentre per l’intera Provincia di Reggio Calabria, che conta 556 mila abitanti, abbiamo al momento 5 ricoverati in terapia intensiva. E’ bene precisare che sono tutti pazienti con gravi patologie pregresse.

Il dottore Massimo Caracciolo, responsabile della terapia intensiva post-operatoria dei Riuniti ha spiegato oggi alla Gazzetta del Sud che sono stati realizzati 12 nuovi posti letto di rianimazione che vanno ad aggiungersi ai precedenti, garantendo così una soglia di sicurezza particolarmente elevata rispetto alle esigenze della popolazione reggina. “L‘ultimo paziente ricoverato in terapia intensiva – spiega Caracciolo – è una donna di 74 anni ricoverata originariamente all’Obi Covid e trasferita sabato prima in Pneumologia e poi in terapia intensiva dove si trova in questo momento con ventilazione non invasiva con cascoAll’inizio i nuovi posti in terapia intensiva dovevano essere 8 ma grazie all’ingegnere Fera si è arrivati a 12“, afferma ancora il dottor. Caracciolo.

Quattro dei cinque pazienti ricoverati in terapia intensiva vengono curati con l’adenosina – ha spiegato il primario di Rianimazione Sebastiano Macheda – per l’ultima paziente ricoverata sabato invece abbiamo attivato la procedura per il consenso informato e chiederemo l’autorizzazione al Comitato etico del Gom dietro valutazione specifica della situazione“.

Ricordiamo che presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria già ad agosto era stata avviata una cura contro il Coronavirus grazie all’adenosina, una molecola che blocca l’infiammazione e induce i processi di riparazione. Questa è prodotta dal nostro stesso organismo e il dottore Pierpaolo Correale, direttore dell’unità operativa di oncologia dei Riuniti, ha spiegato come questa molecola agisce contro il Covid. “Attraverso dei recettori ferma completamente l’infiammazione, mette a riposo il tessuto, comincia il processo di riparazione e avverte il sistema immunitario. Questo processo funziona sempre, solo nel polmone ci possono essere dei problemi, perché l’ossigeno è un inibitore del processo di trasformazione dell’Atp in adenosina“, ha detto il dott. Correale.

Da questo studio grazie alla professionalità di Correale e del direttore terapia intensiva e anestesia Sebastiano Macheda, è stato impiegato un farmaco antiaritmico con una forte azione antinfiammatoria somministrato via aerosol ai pazienti affetti da Coronavirus. Anche oggi in mancanza del vaccino ai Riuniti si continuano a curare i pazienti affetti da Covid anche con l’Adenosina che “ha dato soddisfazione nei mesi scorsi e speriamo sia così anche per questa seconda ondata che in verità ci preoccupa molto“, queste le parole di Macheda che conclude dicendo “gestiamo pazienti importanti e al momento tutti accumunati da quelle situazioni di commorbidità che, come ormai ampiamente dimostrato, rappresentano un fattore fertile di aggressione del covid. Oltre l’adenosiva, a seconda della gravità della tipologia dei pazienti, utilizziamo il cortisone, così come consigliato dall’Oms e nei più gravi che non rispondono anche gli anticorpi monoclonali. Il momento è davvero delicatissimo. Il covid non è più lo sconosciuto di prima, ma è in agguato anche nel nostro territorio. Serve seguire le regole di sempre per evitare il congestionamento dell’ospedale e il rischio “umano” di non poter gestire al meglio i grandi numeri“.

strettoweb

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