La Procura aveva ottenuto il giudizio immediato per entrambi, ma poco prima dell’udienza gli imputati avevano chiesto il patteggiamento
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Sono stati condannati a due anni di reclusione ciascuno Aniello Agnello, 36 anni, residente a Scafati in provincia di Salerno e Francesco Izzo, 39 anni di Torre Annunziata, accusati di aver rapito la figlia minorenne di un broker finanziario il 10 settembre dell’anno scorso, a Marcellinara, comune alle porte di Catanzaro. I due imputati hanno patteggiato la pena, dopo che la Procura aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato per entrambi, “rei” dalla pesante accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione “al fine di conseguire per loro o per altri un ingiusto profitto dal padre della vittima come prezzo della liberazione. Una richiesta di patteggiamento avvenuta poco prima dell’udienza dibattimentale, davanti al Tribunale collegiale di Catanzaro, competente per territorio e su cui ha deciso il gup. E’ stato il gip campano a disporre per i due su ordinanza gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, ma gli atti sono stati trasferiti alla collega di Catanzaro Arianna Roccia, che ha confermato la misura cautelare disposta dal giudice di Torre Annunziata. La chiamata al 113, il testimone oculare e la madre che sente la figlia urlare Nelle carte del gip di Catanzaro viene ricostruito quel drammatico episodio. Il 10 settembre una persona contatta il 113, avvertendo le forze dell’ordine di aver assistito al rapimento di una ragazza, prelevata da due uomini e trascinata a bordo della loro macchina. A questa segnalazione se ne aggiunge una seconda in cui la mamma riferisce di essere stata contattata dalla minorenne e di aver sentito le urla di sua figlia “mi stanno portando via”. Scattano le ricerche degli uomini della Volante di Catanzaro e sulla scorta delle informazioni rese dal testimone oculare viene identificata l’auto a bordo della quale viaggiavano i due uomini, intestata ad Aniello Agnello. Gli investigatori chiamano a sommarie informazioni il padre della vittima, che ipotizza l’esistenza di un collegamento tra il rapimento della figlia e la propria attività professionale di consulente finanziario. In particolare il padre dichiara di essere stato contattato quel 10 settembre da un suo cliente di origine campana, Francesco Izzo, il quale in modo minaccioso gli aveva intimato la restituzione di una somma di danaro e proprio mentre l’uomo si trova davanti alla polizia giudiziaria, riceve messaggi su Telegram da parte dell’indagato che gli chiede di fare la persona seria, aggiungendo che lo avrebbe chiamato la figlia. Poco dopo, attraverso l’applicazione “dov’è” installata sul cellulare del consulente finanziario, gli investigatori riescono ad individuare la posizione della vittima, nelle campagne di Marcellinara e giunti sul posto trovano la ragazza in evidente stato di agitazione e in compagnia di un uomo, il quale dichiara di averla incontrata impaurita per strada e di averle prestato soccorso. L’identikit dei rapinatori fornito dalla minorenne Le indagini passano nelle mani della Squadra Mobile di Catanzaro e la ragazza racconta i dettagli del rapimento, fornendo l’identikit dei suoi rapitori, parlando di due uomini di età compresa tra i 35 e i 40 anni, con accento napoletano, l’uomo alla guida portava un cappello e aveva la barbetta, l’altro seduto dietro aveva grossi occhiali da vista e barba. La minorenne visiona l’album fotografico che gli viene fornito dagli investigatori e riconosce in Aniello Agnello, l’uomo seduto sul sedile posteriore dell’auto, mentre non riconosce l’immagine di Francesco Izzo. Ulteriori accertamenti consentono poi di appurare che Francesco Izzo conosce la minorenne, tanto è vero che in un’occasione, dopo aver eseguito l’ accesso al suo profilo Instagram e aver visualizzato alcune fotografie che la ritraevano a Napoli in compagnia del padre, contatta quest’ultimo dicendogli di sapere che in quel momento si trovava proprio a Napoli. Le minacce al consulente finanziario Dopo aver appreso la notizia del rapimento della figlia, il consulente finanziario, sospettando il coinvolgimento nella vicenda di Francesco Izzo, prova a contattarlo, ma senza risposta. Pochi minuti dopo è lo stesso Izzo a farsi vivo, contatta il padre della vittima, il consulente finanziario lo aggredisce verbalmente, accusandolo del rapimento della figlia e Izzo replica “e i ragazzi se ne tornano a mani vuote?”. Gli allora indagati, adesso imputati, una volta arrestatati per finire agli arresti domiciliari, confessano agli inquirenti di aver compiuto il rapimento spiegandone anche le ragioni economiche sottese.