Mar. Lug 16th, 2024

Tre anni di pena e 5 di interdizione dai pubblici uffici per l’ex assessore regionale. Secondo l’accusa avrebbe interferito nella scelta dei commissari d’esame dell’ospedale. La moglie Valeria prosciolta per prescrizione. Il difensore: «Aspettiamo la motivazione»

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A oltre due anni dall’inizio del dibattimento, arriva la sentenza per il “caso Naccari”. L’ex assessore regionale è stato condannato a 3 anni e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici per falso, mentre è stata prosciolta per prescrizione del reato la dottoressa Valeria Falcomatà, medico del reparto di Dermatologia dei Riuniti e sorella del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe.
Secondo l’impostazione accusatoria, Naccari avrebbe effettuato pressioni sui vertici dell’assessorato regionale alla Sanità dell’epoca per addomesticare i concorsi in Dermatologia, il reparto in cui è in servizio la moglie. Circostanze che per la pubblica accusa, sostenuta in aula dal procuratore aggiunto Gaetano Paci, si sarebbero tradotte nei reati di falso e abuso d’ufficio, caduto per prescrizione. Condannati a 2 anni i commissari di gara Igino Aldo Postorino, Giuseppe Crisalli, Giuseppa Caserta, mentre sono stai assolti i direttori sanitari Domenico Mannino, Paolo Vazzana e Antonino Bonura.

L’INCHIESTA Stando all’impostazione accusatoria, Naccari «abusando della sua qualità e dei suoi poteri di assessore della giunta della Regione (e quindi di pubblico ufficiale) ed in particolare del potere politico derivante da tale incarico», avrebbe indotto «pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio presso la giunta della Regione Calabria e presso l’Azienda ospedaliera Bianchi Melacrino Morelli a dargli indebitamente l’utilità consistente nell’arbitraria facoltà di ingerirsi (in spregio alla normativa che regola le procedure di nomina) nella scelta dei membri della commissione d’esame che avrebbe giudicato il concorso pubblico».
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’ex assessore regionale dem avrebbe tentato di indirizzare la composizione della commissione esaminatrice che per legge deve gestire i concorsi interni all’ospedale. Da un lato dunque Naccari avrebbe esercitato pressioni perché fosse Giancarlo Valenti il commissario di nomina regionale, mentre avrebbe indotto i dirigenti dell’Azienda sanitaria Domenico Mannino e Paolo Vazzana, «a sensibilizzare in favore della Falcomatà il membro di nomina interna all’Azienda ospedaliera (individuato nella persona di Foti Giuseppe)», come pure a «falsare la procedura di sorteggio per la nomina del terzo membro (reato commesso in concorso con i commissari sorteggiatori e con la dirigenza dell’azienda ospedaliera) in modo che la scelta ricadesse sulla persona di Schirripa Vincenzo». Da qui le accuse nei confronti dei direttori sanitari Domenico Mannino e Paolo Vazzana. Tutti soggetti assolti dai giudici al termine del primo grado del dibattimento o assolti ancor prima che cominciasse. Sono stati invece condannati i commissari di gara Igino Aldo Postorino, Giuseppe Crisalli, Giuseppa Caserta, che avrebbero falsato il sorteggio.

RIGETTATA LA RICHIESTA DI PARTE CIVILE A far partire l’indagine era stata l’ex primario facente funzioni Maria Carmela Arcidiaco, oggi in pensione, all’epoca aspirante al posto da dirigente messo a bando in un concorso diverso da quello a cui ha partecipato la collega Falcomatà. A sostegno delle sue accuse Arcidiaco aveva effettuato anche una serie di registrazioni ambientali poi consegnate agli investigatori. Costituitasi parte civile, la dottoressa aveva chiesto un risarcimento danni sebbene lei non avesse partecipato al concorso finito al centro delle contestazioni, dunque per questo la sua richiesta è stata rigettata.

L’AVVOCATO: ASPETTIAMO LE MOTIVAZIONI «Sarà tutta la leggere la motivazione della sentenza con la quale il Tribunale di Reggio Calabria ha inteso derubricare le varie ed articolate ipotesi di induzione dare o promettere utilità, compendiate in unico capo di imputazione (capo A), con quella dello ormai prescritto abuso d’ufficio. Nel senso che sarà interessante capire in cosa consisterà la violazione di legge o regolamento e quale sarà l’atto su cui tale condotta andrà a ricadere.  E sarà, soprattutto, importante verificare il percorso logico seguito per affermare la responsabilità penale per il falso ideologico (capo B), attese le assoluzioni degli imputati Mannino e Vazzana per entrambi i capi d’imputazione – nonostante fossero stati considerati dall’Ufficio di Procura i soggetti che avrebbero agito sugli stessi commissari preposti al sorteggio del componente nominato dall’allora Azienda Ospedaliera Bmm, quale commissario d’esame per il concorso a Dirigente Medico di I livello, atteso il ruolo – stando alla rubrica del reato contesto – svolto dal Naccari di istigatore al reato». È quanto dichiara l’avvocato di Naccari, Giuseppe Mazzetti.
«Vi è da rilevare – aggiunge – come lo stesso Ufficio di Procura avesse chiesto ed ottenuto l’archiviazione da parte di gip del Tribunale di Reggio per ciò che riguarda le posizioni dei componenti la commissione esaminatrice del concorso, non essendo emersi elementi sufficienti per potere sostenere l’accusa  in giudizio, ratificando così la perfetta regolarità dello svolgimento delle prove sostenute e la conseguente legittima assunzione della Dott.ssa Valeria Falcomatà. Pertanto concorso esente da censure e regolare assunzione in servizio da parte della dott.ssa Falcomatà, nonostante in dibattimento la difesa abbia addirittura dimostrato i pregiudizi da lei subiti nell’attribuzione del punteggio dei titoli e nella valutazione della prova pratica. Il Tribunale ha inteso infine rigettare le pretese risarcitorie della parte civile, dott.ssa Arcidiaco, non rilevando profili di danno nelle condotte contestate tali evidentemente da aver potuto pregiudicare gli interessi della denunciante. A questo punto, il confronto dialettico si sposterà in appello per cercare di ottenere piena giustizia sulla condanna riportata».

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