Ven. Nov 8th, 2024

L’emergenza Covid19 ha occupato i nostri ospedali, l’informazione, la nostra vita, i nostri pensieri. Ci ha fatto vivere in una dimensione diversa rispetto alla rassicurante quotidianità fatta di ritualità ormai consolidate. In “Fase 1” abbiamo fatto i conti con una dimensione sanitaria alla quale ci siamo dovuti abituare in fretta, fatta di un’escalation di ricoveri in terapie intensive, di ricerca di ventilatori polmonari, di necessità di ossigeno, di DPI insufficienti e di mascherine introvabili.

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Oggi in “Fase 2” l’emergenza Covid19 ipoteca il nostro futuro, facciamo i conti con gli effetti del lockdown e del distanziamento sociale.  Occuperà tutte le nostre energie per ricostruire quel tessuto economico che è stato fortemente messo in crisi, speriamo non in modo irreversibile, e quel tessuto sociale che probabilmente rischia di far pagare alle donne il prezzo più alto. Perché nei momenti di crisi come quello attuale sono le donne che portano sulle spalle tutta la gestione familiare con la concreta possibilità di mettere a rischio il posto di lavoro. Sappiamo bene, molti studi sul tema lo confermano, che le condizioni di partenza non erano certo favorevoli: tasso di occupazione più basso d’ Europa, retribuzioni inferiori rispetto agli uomini e ruolo in settori tra i meno pagati e oggi messi in crisi dall’ emergenza, il commercio e il turismo.

Oggi più che mai serve attenzione verso politiche per la famiglia, per non scaricare tutto il peso di cura sulle donne, cercando di fare tesoro di quanto questa emergenza ci ha fatto sperimentare in termini di supporti: bonus, smartworking, ecc.

Serve che le realtà locali, i Comuni, facciano la loro parte per mettere in campo tutte le strategie per fare emergere i bisogni delle famiglie e prevedere nei bilanci investimenti per i servizi di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Non va dimenticato che investire verso politiche di parità,  permettendo a molte più donne di lavorare , costituisce un investimento per l’economia del Paese:  il PIL aumenta.

Ma in questa emergenza sanitaria le donne hanno pagato un altro prezzo altissimo. L’ emergenza Covid19 ci ha temporaneamente distratti da tragedie che parallelamente si stavano consumando nelle famiglie “forzatamente” chiuse in casa. In quelle famiglie dove la convivenza senza vie di fuga ha acuito contrasti e difficoltà, alimentando violenze e soprusi dai  quali è difficile sottrarsi se non puoi andare da nessun’altra parte, se chiedi aiuto ma poi devi tornare a casa con il tuo carnefice. Senza contare la condizione nella quale hanno vissuto i minori, vittime inconsapevoli, che sono stati costretti ad assistere a queste tragedie familiari.

Da questa lunga, lunghissima quarantena, molte non ne sono uscite vive: 5 vittime in 48 ore solo a gennaio e 19 fino ad Aprile. E’ quella che si può definire ”la strage dell’isolamento”.

Di fronte a questa mattanza che non conosce fine non servono messaggi di cordoglio, non servono cortei, non servono lenzuoli bianchi o striscioni, servono risorse, denaro. Si, quello prima di tutto!! Perché serve attrezzare chi l’aiuto, e non solo la solidarietà, deve essere in grado di poterlo dare. Non basta solo il volontariato, servono poi strutture di protezione, percorsi di emancipazione che facciano acquisire alle donne vittime di violenza la possibilità di una autonomia economica.

Serve che la Rete di protezione si rafforzi sempre più, serve che i servizi pubblici, i Consultori, e privati, sportelli di ascolto, Centri antiviolenza, Case rifugio, siano effettivamente presenti sui territori, funzionali e funzionanti per raccogliere segnalazioni e programmare interventi di tutela insieme alle forze dell’ ordine e a tutti gli attori della Rete.

Il decreto Cura Italia ha previsto un fondo da 5 milioni di euro pensato per sostenere il percorso di fuoriuscita dalla violenza e un altro da 4 milioni, destinato a rinforzare la rete delle Case rifugio e favorire l’emersione del fenomeno con la garanzia di un’adeguata protezione per le vittime. Poi altri 30 milioni di euro da fare arrivare alle Regioni, per contrastare violenza e abusi contro le donne, in questo momento così drammatico. Ma la condizione perché gli interventi possano davvero dirsi efficaci, è che gli aiuti previsti siano tempestivi, ora più che mai.

 

Bovalino, 25/05/2020

F.to Il Capogruppo di “Nuova Calabria”

  Dott.ssa Maria Alessandra Polimeno