Mer. Lug 17th, 2024

A meno di 20 giorni dalla presentazione delle liste il leader leghista sta per sciogliere il nodo del candidato a sindaco di Reggio Calabria da proporre agli alleati

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 L’uomo del Ponte ha detto sì! Chissà se il “Papeete” questa volta porterà un buon consiglio a Matteo Salvini, ancora alle prese con la scelta del candidato a sindaco di Reggio Calabria quando ormai mancano poco più di due settimane al termine ultimo per la presentazione delle liste per le elezioni comunali in riva allo Stretto. Chiunque altro, nei panni del leader della Lega, cambierebbe luogo di ispirazione dopo il disastroso annuncio dei “pieni poteri” di un anno fa, quando il ministro dell’Interno e vicepremier in costume tra un mojito e un selfie è riuscito ad infliggersi il più clamoroso degli autogol. E invece, sempre in costume e sempre tra un selfie e l’altro, il “Papeete” è diventato nuovamente il luogo delle scelte politiche strategiche, stando ai rumor che vorrebbero per imminente l’annuncio del candidato, è allo stabilimento balneare di Milano Marittima che Salvini nei giorni scorsi avrebbe “maturato” finalmente il nome del prossimo sindaco di Reggio Calabria. Perché il leader del Carroccio è convinto che vinca chiunque sia il candidato del centrodestra da contrapporre all’uscente Giuseppe Falcomatà, è convinto che vinca chiunque sia il candidato indicato dalla Lega, ed è convinto anche di avere il voto degli alleati. Nell’agosto 2019 era convinto anche di diventare presidente del Consiglio.
IL MAL DI PANCIA DI CANNIZZARO E invece a sbarrargli la strada stavolta non si trova Giuseppe Conte ma il reggino Francesco Cannizzaro, deputato del partito alleato Forza Italia, col quale da un mese è impegnato in una difficilissima partita di “beach ping pong” sul nome di questo tanto atteso candidato.
Se da un lato è stato fin troppo facile “strappare” dalle mani degli alleati, soprattutto a Fratelli d’Italia, la promessa candidatura a Reggio Calabria per poter affiggere la bandierina della Lega sulla punta dello Stivale, non è altrettanto facile l’individuazione del candidato che, lo ha scoperto poi, deve avere il gradimento dei suddetti alleati. Ed è qui che la strada si fa in salita per i leghisti e per Salvini.
CHI È MINICUCI Dopo una breve interlocuzione i leghisti avevano tirato un nome dal cappello: Antonino Minicuci, 66 anni, originario di Melito Porto Salvo, già direttore generale della Provincia guidata da Giuseppe Raffa, già segretario generale in Comune a Genova dal primo ottobre del 2018 al 31 marzo scorso, attualmente in pensione. Minicuci era stato “sponsorizzato” dai vertici padani della Lega e in città qualcuno ne aveva serbato un buon ricordo. Era già pronto anche lo slogan come “l’uomo del ponte”, con un parallelismo tra il ponte di Genova che lo visto impegnato per quanto di competenza nell’iter amministrativo e il ponte sullo Stretto. Minicuci però finora non è riuscito a gettare un ponte tra i sostenitori di Nino Foti e Cannizzaro. E’ tutta in seno a Forza Italia la regione degli scudi che Cannizzaro avrebbe sollevato al nome di Minicuci.
LA VICINANZA A NINO FOTI Ufficialmente, o meglio ancora ufficiosamente, perché un candidato di Melito Porto Salvo avrebbe scarso appeal mancando di quella “regginità” considerata alla stregua del Tuel condizione imprescindibile per il primo cittadino. Poco male se lo stadio cittadino è intitolato a Oreste Granillo, che di Reggio fu sindaco pur essendo nato a Paola, nel Cosentino, o la breve esperienza, appena otto mesi nel 1993, del sindaco Giuseppe Reale, nato a Maratea, fino ai tempi recenti con Giuseppe Raffa sindaco facente funzione e poi eletto presidente della Provincia, nato anch’egli a Melito Porto Salvo. Sembra più dirimente la vicinanza di Minicuci agli ambienti di Forza Italia che si riconoscono in Nino Foti, attuale presidente della Fondazione Magna Grecia. Innanzitutto le similitudini tra Minicuci e Foti: entrambi uomini dell’amministrazione prestati alla politica. Dal 2001 al 2005 Foti è vice presidente dell’Istituto per la promozione industriale, dal 2006 al 2010 è vice presidente del Gestore dei mercati energetici. Nel 2004 è nominato commissario di Forza Italia per la provincia di Reggio Calabria, coordinatore dal 2007 al 2012. Deputato col Popolo delle Libertà nel 2008. Oltre alle similitudini però contano anche le amicizie. Minicuci a Reggio ha trovato più sponsor tra gli azzurri di Nino Foti che tra gli stessi leghisti, anche per ragioni numeriche delle due organizzazioni partitiche. Non a caso Antonio Eroi, ex presidente del Consiglio provinciale, è tra coloro che più spingono per la candidatura di Minicuci. E’ gradito a Cannizzaro? «Grazie, ma è di Melito» deve aver detto il deputato azzurro a Salvini.
I CANDIDATI ALTERNATIVI Ed è così che già da settimane si è aperta la caccia a un candidato alternativo, che però fosse sempre indicato dalla Lega. Che non è cosa semplicissima a queste latitudini, perché un conto è mettere la faccia come candidato del centrodestra, altro conto è mettere pure la maglietta verde. E infatti, nonostante il ruolo propositivo del capogruppo leghista in Consiglio regionale, Tilde Minasi, sono in tanti ad avere declinato cortesemente la proposta. Insomma a distanza di un anno Salvini si è ricacciato tutto da solo in un cul-de-sac. Ha preteso e ottenuto di indicare un candidato e ora che vorrebbe indicare Minicuci si ritrova il veto incrociato di Cannizzaro e Fdi, senza i quali non è più tanto convinto di vincere le elezioni.
Intanto l’attivissima Tilde Minasi, pur di non vedere crollare il suo scranno di consigliere regionale come il tetto dell’auditorium Calipari, smentisce le voci di un pressing per costringerla a candidarsi, e continua a caldeggiare le alternative di spessore, come gli avvocati Giuseppe Lombardo e Paolo Zagami, entrambi noti e stimati professionisti. Il primo vive e lavora a Reggio, suo padre è stato magistrato a Reggio Calabria e procuratore capo a Catanzaro. Zagami è un avvocato internazionale che da anni lavora a Roma. Nel toto nomine si è fatto anche il nome di un giornalista Rai, nato a Reggio Calabria.
LAMBERTI CASTRONUOVO E LE LISTE CIVICHE La situazione di stallo però permane. Tutto sembra essersi fermato come la quiete prima della tempesta, perfino le liste civiche sbandierate sul tavolo romano, con candidato a sindaco Eduardo Lamberti Castronuovo, come eventuale conseguenza di uno strappo sul nome di Minicuci sono ferme e in silenzio stampa in attesa di una mossa ufficiale di Salvini.
ANGELA MARCIANÒ L’unica a muoversi è Angela Marcianò, ex assessore della giunta Falcomatà, poi defenestrata dallo stesso Falcomatà ed entrata nella direzione nazionale del Pd con Renzi. Da qualche giorno la Marcianò ha l’appoggio del Movimento Sociale ed ha annunciato la candidatura a sindaco senza però aver perso la speranza che le interlocuzioni, che pure ci sono state, con esponenti reggini della Lega le consentano di dare un volto anche al centrodestra.
BOMBINO E IL VETO NON DETTO C’è poi chi si era mosso per primo, come Giuseppe Bombino, stimato ex presidente dell’Ente parco nazionale dell’Aspromonte, il quale già un anno fa aveva manifestato la proprio disponibilità a tutto il centrodestra ma che non è stato neanche contattato perché su di lui pesa un veto non espresso, il mancato gradimento ancora una volta di Cannizzaro. Stavolta la motivazione non è nella città natale di Bombino, ma sarebbe da ricercare perché quest’ultimo ha raccontato in Procura delle pressioni ricevute tra fine 2015 e inizio 2016 per la nomina del direttore del Parco Nazionale dell’Aspromonte, in cui Francesco Cannizzaro era componente del Consiglio direttivo del Parco.
L’ANNUNCIO IN LIGURIA Le quotazioni di Minicuci risalgono improvvisamente. Stavolta sembra fatta, Salvini annuncerà il nome di Minicuci quale candidato indicato dalla Lega, che dovrà ancora incassare il gradimento degli alleati e di Cannizzaro. Così a giudicare dall’annuncio di Salvini, che stasera sarà in diretta facebook in Liguria: «Modello Genova in tutta Italia». Genova, però, non è Reggio Calabria: il nuovo ponte è costato 202 milioni di euro ed è stato realizzato in tempi record, quello sullo Stretto di Messina è già costato oltre 300 milioni di euro e non è stato mai realizzato. Altro che modello Genova, qui serve un candidato in grado di camminare sull’acqua.

FONTE CORRIERE DELLA CALABRIA

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