Mar. Lug 16th, 2024

La presidenza della giunta regionale autorizza la realizzazione di un maxi insediamento abitativo da 300 alloggi prima di acquisire il parere dei tecnici. Che lo bocciano su tutta la linea ma non possono intervenire. Mentre la politica si muove sullo sfondo (ma non troppo)

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Quasi 140mila metri cubi di cemento stanno per calare tra le colline di Caraffa con un placet, quello del presidente della giunta regionale, ottenuto senza aver prima acquisito il parere della struttura tecnica di valutazione. Per una volta si saltano dei passaggi burocratici e un’impresa edile, la Grassetto costruzioni spa, potrà avviare i cantieri nonostante i tecnici della Regione, consultati “a babbo morto”, abbiano sconsigliato di effettuare un intervento che rischia di essere pesantissimo per l’ambiente. C’è movimento, nella zona che circonda il capoluogo. È sempre così quando si mette in modo l’industria del mattone. E basta fare due più due (un grosso investimento edilizio con le elezioni alle porte) per dare sfogo alle voci più maliziose. L’intervento da centinaia di alloggi ha un indotto notevole: le ditte del luogo saranno chiamate in causa, i sindaci della zona sono interessati. E la politica non sta certo a guardare. Per sollevare un polverone, in questa fase, basta poco: è sufficiente far notare che la ditta appartiene al gruppo Ligresti, storicamente vicino al centrodestra, e che lo stesso centrodestra (in quota Lega) schiera un candidato con interessi nell’edilizia. Detto, fatto: i maligni sono accontentati. Ma il problema non è solo politico. È, soprattutto, ambientale. Vediamo perché.

L’OK DI OLIVERIO (PRIMA DEI TECNICI) La pratica riguarda il «programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione o godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata». È lo stesso Comune a presentare il Piano attuativo dell’intervento: la società lo ha proposto e il sì dell’amministrazione comunale è arrivato nel luglio 2013. Di anno in anno, il progetto arriva negli uffici della Regione. Il 4 novembre 2014 si stipula l’accordo di programma tra Caraffa e la Regione, l’amministrazione comunale lo ratifica il 27 novembre. E dopo un circa un altro anno (dicembre 2015), arriva il decreto di approvazione del presidente della giunta regionale. I tecnici chiamati a valutare l’impatto del progetto intervengono soltanto a valle della decisione del governatore.

UNA NUOVA CITTÀ E spiegano che «il Piano sottoposto a valutazione, prevedendo un intervento di sviluppo residenziale in un’area distante dagli agglomerati urbani residenziali insediati, contrasta con destinazione e vocazioni differenti, quindi non risulta pienamente rispondente alla ratio normativa». È soltanto la prima delle osservazioni che contrasta con la fattibilità dell’intervento. L’analisi tecnica finisce per “bocciare” il progetto. Che è una colata di cemento: più di 100mila metri cubi per 300 alloggi e oltre 33mila per la volumetria destinata al terziario. «Gli elementi negativi – spiegano ancora i tecnici – diventano ancor più incisivi e determinanti nel giudizio di sostenibilità ambientale riguardo alla previsione di un insediamento residenziale» come quello progettato a Caraffa, «vista la consistenza della popolazione residenziale potenzialmente insediabile – 1.037 abitanti – che comporta effetti diretti e indiretti al contorno (incidenza del carico antropico, traffico veicolare, inevitabile ampliamento delle reti infrastrutturali dei servizi idrico, elettrico, telecomunicazioni, ecc) oltre all’incremento dei costi di gestione e manutenzione dei servizi da parte del Comune e, come tale, ricadente sulla collettività».

«IMPATTO NEGATIVO» C’è di più: perché «l’obiettivo di sostenibilità generale/specifico (…) è di fatto soltanto enunciato, ma non analizzato o articolato in modo scientifico, oltre al fatto che tale assunto contrasta nettamente con l’obiettivo di riferimento (di livello nazionale/comunitario) indicato come “utilizzo razionale del suolo per limitare l’occupazione e impermeabilizzazione dello stesso”». Altro che consumo di suolo zero: lo slogan, buono per tutte le stagioni, rischia di rimanere una pura enunciazione. Nell’area di Caraffa, «gli impatti sono significativi e porterebbero alla riduzione o alla perdita delle funzioni del suolo, alla minore disponibilità di aree per l’attuale e le future generazioni, a impatti negativi sui servizi ecosistemici e sulla biodiversità, alla frammentazione del paesaggio, al possibile peggioramento della qualità della vita». Insomma, un bel guaio per l’ambiente. Non c’è una considerazione che consigli di realizzare l’intervento dove è stato immaginato.

NON SI POTREBBE FARE, MA ORMAI… Il problema, però, è che il Piano «è già stato approvato con decreto del presidente della giunta regionale numero 140 del 4 dicembre 2015 che ne ha riconosciuto la pubblica utilità; nondimeno questa struttura tecnica ha inteso ugualmente fornire un contributo nella scelta comparativa dei diversi valori che vengono in questione per contribuire alla ponderazione, propria della discrezionalità politica, tra interessi pubblici e privati e interessi collettivi alla tutela dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico». La struttura tecnica di valutazione ritiene «che le criticità ambientali rilevate renderebbero opportuno individuare una diversa soluzione localizzativa». Peccato che l’intervento sia «già assentito». Come dire: non si può fare, ma siccome nel 2015 il presidente della giunta ha già firmato per l’ok – senza che ci fosse il parere di valutazione – quel decreto è esecutivo e rimettiamo al buon cuore del soggetto che lo ha proposto. Cioè la stessa impresa, libera di decidere se modificare qualcosa per andare incontro alle esigenze dell’ambiente. È alla Grassetto che spetta la prossima mossa. Anche la politica attende con interesse.

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