Mar. Lug 16th, 2024

Venerdì 10 marzo il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza una nuova conversazione sul tema “Guerra in Ucraina/ Oltre il ‘fermo immagine’ del 24 febbraio 2022”. Sono trascorsi i primi dodici mesi dalla notte fra il 23 e 24 febbraio che ha trascinato sul terreno una lunga scia di sangue, di lutti, di bombardamenti e mobilitazioni, di denunce di crimini bellici efferati e bollettini di propaganda inevitabili in un contesto di guerra nel quale – come è arcinoto – prima vittima è sempre la verità. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Francesco Labonia, componente della redazione della rivista (cartacea) “Indipendenza” e del direttivo dell’omonima associazione. Un anno fa, il 24 febbraio 2022, è iniziato il conflitto in Ucraina che ha stravolto l’esistenza di milioni di bambini, donne e uomini che in poche ore sono precipitati nella disperazione e nel bisogno. Il conflitto ha causato livelli di devastazione e distruzione sconcertanti. Era la notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022 quando iniziò l’invasione dell’Ucraina anche se lo scontro russo-ucraino ha origine de facto dal febbraio del 2014 in seguito all’Euromaidan (una serie di manifestazioni filo europee iniziate in Ucraina nella notte tra il 21 e il 22 novembre 2013) all’esclusione del presidente ucraino Viktor Janukovyč (avvenuta il 22 febbraio 2014). L’annuncio del raggiunto accordo tra autorità e opposizioni sarà dato il 21. Ma proprio quando si è in attesa dell’atto formale, il 20 parte l’assalto al parlamento. Sarà la giornata più sanguinosa dei tre mesi di rivolta, con molte decine di morti. La responsabilità del massacro viene scaricata immediatamente su Janukovyc, indicato come il mandante. L’Unione Europea farà sentire il suo sostegno ai rivoltosi approvando «sanzioni mirate». Il tutto senza prove e senza nemmeno il buon senso sul perché. Il massacro sortisce appunto l’effetto di annullare i punti dell’intesa appena firmata. Ora, chi aveva interesse a farla fallire? Janukovyc che la stava negoziando e l’aveva raggiunta? Quel giorno, il 20 febbraio, a sparare furono due gruppi di cecchini dal Palazzo dell’Opera filarmonica. Un luogo non raggiungibile senza l’autorizzazione del comandante della rivolta che di quella piazza, altamente militarizzata e controllata, sovrintendeva alla gestione, e cioè Andrij Parubij. Da quel Palazzo i cecchini sparavano prima sui poliziotti che arretravano sotto l’assalto dei manifestanti, poi sui manifestanti stessi. Segnaliamo qui una testimonianza d’eccezione, quella del ministro degli Esteri estone Urmas Paet, presente in piazza come sostenitore della rivolta. Alla responsabile Esteri della UE, Catherine Ashton, riferisce sconvolto, al suo rientro in patria, quello che aveva visto. Nella telefonata intercettata, addurrà altri testimoni e sosterrà di aver vagliato personalmente le prove, «inequivocabili», di aver parlato con alcuni medici e di aver visto le perizie medico legali. «Sono stati uccisi dallo stesso tipo di pallottole, con le stesse angolazioni di fuoco, la stessa firma sui bossoli e le stesse striature sui proiettili». Divulgata poi l’intercettazione, Paet ne confermerà l’autenticità definendo «spiacevole» che fosse stata effettuata e astenendosi da ulteriori commenti. Per inciso, non è la sola intercettazione telefonica che fa fare una magra figura alla diplomazia occidentale e statunitense in particolare. In precedenza, infatti, il 6 febbraio, prima del colpo di Stato, era stata diffusa la registrazione audio di una telefonata in cui la vice segretario di stato USA, Victoria Nuland, e l’ambasciatore statunitense in Ucraina, Geoffrey Pyatt, sceglievano i ministri del futuro governo di Kiev. EuroMaidan vede presenze accertate di non pochi mercenari ed anche di milizie ‘particolari’. Il 28 febbraio, la Jewish Telegraphic Agency (JTA) informa della presenza operativa a Kiev, negli scontri, di un’unità delle Forze Speciali israeliane,sotto comando dei neonazisti di Svoboda 14. Una incredibile doppia notizia (intervento operativo e catena di comando) che striderebbe con una presenza israeliana segnalata tre giorni prima da “la Stampa” che riferiva dell’invio, da parte di Israele, come «assistenza di emergenza» a fronte del moltiplicarsi di episodi antiebraici, di «team in soccorso degli ebrei minacciati in Ucraina», minaccia però ricondotta –a giustificazione o forse ‘a copertura’ dell’operazione – ai neonazisti di Svoboda e di altre formazioni di estrema destra in generale. Il 27 febbraio entra in carica il governo golpista di Kiev. Dei 20 ministri, tre sono diretta espressione dei manifestanti di EuroMaidan, non appartenenti direttamente ad alcun partito politico, sette si dichiarano «indipendenti», i più provengono dal partito ‘liberal’ ed euroatlantico Unione Pan-Ucraina “Patria” del- l’ex primo ministro Yulia Tymošenko: l’attuale primo ministro, Arseniy Yatsenyuk, il presidente ad interim della Repubblica, Oleksandr Turchynov, e altri esponenti dell’esecutivo tra cui il ministro degli Interni, Arsen Avakov, ed il ministro della Giustizia, Pavlo Petrenko. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Francesco Labonia, gradito ospite del sodalizio culturale reggino. Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 10 marzo.

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