Mar. Set 10th, 2024

Fiamme devastano querce e pinete secolari nell’Aspromonte, minacciando anche la quercia più antica del mondo. Provvidenziale l’arrivo della pioggia dopo due giorni di distruzione.

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Da cinque anni i boschi che circondano il santuario di Polsi, nel cuore dell’Aspromonte, sono bersaglio di incendi che divampano puntualmente nella stessa zona. L’ultimo rogo, che ha devastato querce, pini larici e faggi lungo la Via dei Riggitani, è durato due giorni, raggiungendo oltre 1000 metri di altitudine e minacciando anche la celebre quercia “Demetra”, ritenuta la più longeva del pianeta. Solo la pioggia caduta nella notte è riuscita a spegnere definitivamente le fiamme, salvando alcune delle foreste più preziose custodite nel Parco Nazionale dell’Aspromonte.

L’incendio, scoppiato quando il sole era già tramontato, ha subito suscitato sospetti di origine dolosa, soprattutto considerando che ogni anno, dal 2019, le fiamme colpiscono con precisione la stessa area boschiva. Le squadre della protezione civile sono state le prime a intervenire, affiancate da Calabria Verde, riuscendo inizialmente a domare l’incendio intorno alle 2 del mattino tra sabato e domenica. Tuttavia, poche ore dopo, alle 5 del mattino, le fiamme sono riprese con forza in un altro punto non lontano dal precedente, seguite da un terzo focolaio poche ore più tardi. Un drammatico ciclo di distruzione che sfida la “tolleranza zero” annunciata dalla Regione.

Alimentato dal caldo torrido e dal vento di scirocco, l’incendio ha risalito la montagna fino a oltre mille metri, attaccando i boschi e coinvolgendo anche le chiome degli alberi. Tre mezzi aerei sono stati impiegati fino al tramonto, ma è stata la pioggia notturna a spegnere definitivamente i focolai. Nonostante l’intervento coraggioso delle squadre di vigili del fuoco e di Calabria Verde, il rogo ha gravemente danneggiato la “via dei riggitani”, un percorso naturalistico che attraversa l’Aspromonte.

Le reazioni non si sono fatte attendere. «Gli aerei hanno smesso di volare prima del tramonto – ha scritto sui social lo scrittore africoto Gioacchino Criaco – querce, faggi e pini a migliaia sono andati a popolare i boschi di un’altra dimensione, sperando di trovare un’umanità migliore». Le parole dell’autore di Anime Nere riportano l’attenzione sulla probabile matrice dolosa di questi incendi ricorrenti, che colpiscono ciclicamente le aree più remote della montagna.

Mentre gli uffici regionali vantano l’uso dei droni per contrastare gli incendi boschivi, chi vive il Parco Nazionale dell’Aspromonte ogni giorno esprime dubbi sull’efficacia di questi strumenti, soprattutto in aree coperte da fitti boschi. Anche dagli uffici del Parco si chiede da tempo l’istituzione di un posto fisso di sorveglianza lungo l’unica strada che porta al santuario di Polsi, una zona da anni preda dei piromani. La proposta di un presidio fisso è condivisa anche dalle guide del Parco, che vedono in questa misura un deterrente necessario per prevenire nuovi attacchi in un’area protetta già gravemente colpita da numerosi incendi, come quelli di Bova e Bagaladi, durante l’estate del 2024.

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