Nulla di nuovo a Reggio Calabria. Falcomatà e i suoi amici ci stanno riuscendo. Cinquant’anni dopo la scoperta dei Bronzi di Riace, tra i ritrovamenti archeologici più straordinari a livello globale, la loro politica è quella di rinabissarli.
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Lo si è appreso dall’audizione dell’assessore Irene Calabrò, durante la seduta odierna della Commissione Cultura del Consiglio Comunale.
Proprio nel giorno della loro celebrazione, che dovrebbe catapultare l’immagine della nostra città sul podio che le spetta, quello di capitale della cultura magnogreca e meta di pellegrinaggio di chiunque voglia riscoprire le radici dell’arte e del pensiero occidentale, i preparativi sono all’altezza di una sagra della nduja.
Se nulla di ciò che doveva avvenire in termini di programmazione e organizzazione è avvenuto, lo dobbiamo alla solita armata Falcomatà, la più scalcagnata delle squadre di governo comunale che sia mai toccata in sorte alla nostra sfortunata città.
Non che Reggio non abbia i numeri per essere il palcoscenico ideale di ogni evento sul rinvenimento delle due inestimabili statue millenarie, oggetto dell’interesse dei più grandi autori classici ben oltre i confini della Reghion antica.
Manca questo interesse ai nostri giorni, in particolare tra i muri di palazzo S. Giorgio, e mentre il mondo intellettuale continua a ruotare attorno al mistero di queste opere d’arte, il factotum piazzato all’assessorato per la cultura della giunta Falcomatà, Irene Calabrò, clamorosamente, pare avere impegni prioritari.
Chi, altrimenti dovrebbe smuovere, creare qualora non esistesse, una macchina organizzativa senza eguali, in grado di coinvolgere tutte le istituzioni deputate: dal Ministero alla Città Metropolitana, alla Soprintendenza, se non le figure politiche chiamate a farlo. A cominciare dall’ex, non pervenuta, assessore Rosanna Scopelliti e la sua diretta erede Calabrò.
Oltre al consueto nullismo, tocca anche ascoltare i soliti, laceranti scaricabarile in direzione di chi, il suo mestiere, lo sa fare. Il dito viene puntato ora dalla delegata di Falcomatà contro il direttore del Marc Malacrino, che fa bella figura persino su Il Sole 24 ore, in riferimento all’offerta del Museo della Magna Grecia e sui numeri dei visitatori, mentre l’assessore Calabrò gli imputa tutte le colpe sui tempi, ormai stretti, necessari per trasformare il cinquantenario della scoperta, in un’occasione di rilancio turistico per Reggio.
Invece la nostra città, che mai come oggi, avrebbe l’occasione irripetibile di tirare una boccata d’aria, non trova effettive proposte sul tavolo dell’offerta turistica.
Che Irene Calabrò, anche assessore alla Programmazione finanziaria e al Bilancio, sia troppo presa dal far tornare i conti del Comune; o persa, in mezzo ad altre questioni? Che sia interamente assorbita dalla missione (impossibile) di dirimere gli impicci di Falcomatà, per preoccuparsi anche di qualcosa che avrebbe potuto avere un ritorno finanziario, oltre che di immagine, per la città?
Paradossalmente, persino a livello regionale l’occasione è stata maggiormente sentita, con la programmazione di una serie di iniziative, ma in tutto questo la Calabrò è stata immobile; come le statue che non si occupa di valorizzare.
In che modo e su quali premesse, la città di Reggio potrebbe essere protagonista, se non sulle ali della popolarità di questi tesori trovati nella sua Riace ? Saremmo curiosi (ma anche timorosi, dato che l’enormità delle scuse, addotte del continuo, ci fa ormai sanguinare le orecchie quotidianamente) di saperlo dal nostro assessore.