Ven. Nov 15th, 2024

Chiusura, quest’oggi, di “Gente in Aspromonte”, la tre giorni organizzata dalla Giunta regionale presso il Rifugio Carrà, vicino Africo vecchio, nel cuore dell’Aspromonte, per proporre una nuova narrazione della Calabria, insieme- tra i molti altri partecipanti che hanno voluto aderire all’iniziativa-  ad intellettuali, scrittori, registi. Tema delicato e di rilevo, quello conclusivo, dedicato alla “Calabria nel sistema dell’informazione”, affrontato con giornalisti delle testate regionali e nazionali, prima delle conclusioni del presidente Mario Oliverio.

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Ricca di stimoli, sentita, proficua la discussione che, oltre il singolo spazio per ognuno degli intervenuti, è stata più volte corale, coinvolgente, stimolata dalle riflessioni che hanno affrontato, inevitabilmente, l’argomento della proiezione sovente, o prevalentemente, negativa di una regione, che, al contrario, ha bisogno di essere raccontata nella sua verità. Meglio ancora: nelle sue verità, nei fatti positivi, non secondari e numericamente minori, che pure esistono, come fatti “normali”, in quella che si può porre quale “sfida” del raccontare.

A proporre il proprio contributo alla discussione, moderata dal giornalista Filippo Veltri, Gianfrancesco Turano de l’Espresso; il vicedirettore di Repubblica Peppe Smorto; il direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni; Carlo Macrì del Corriere della Sera; Donata Marrazzo e Giuseppe Chiellino del Sole 24ore; Valentina Loiero delle reti Mediaset; Pietro Raschillà, capoprogetto di trasmissioni di RAI1; Anna Foti di Calabria Letteraria. Ancora apporti dallo scrittore e giornalista Mimmo Gangemi, da Giuseppe Aloe, Ilario Amendolia,  una testimonianza del sindaco di Riace Mimmo Lucano prima dell’intervento del presidente Mario Oliverio che ha sentitamente inteso ringraziare tutti coloro i quali hanno per tre giorni animato l’iniziativa.

“ Il fatto di avere organizzato questa iniziativa qui, in questo luogo, è  di per sé un messaggio-ha detto Oliverio-. Un messaggio dal significato non  neutro. La  discussione che c’è stata,  ricca e non in una direzione prestabilita, bellissima, partecipata, molto densa di contenuti. In questi tre giorni molti di noi hanno avuto modo di conoscersi e di incontrarsi, non cosa da poco in una regione che nella diaspora esterna ed interna ha problemi non banali, nella quale più che altrove l’individualismo e la  prevalenza di vittimismo, come ha detto qualcuno, ma anche di disfattismo, è un elemento che storicamente ci si porta dietro. Incontrarsi per confrontarsi ed esprimere i propri punti di vista avendo al centro la Calabria è una premessa che io ritengo fondamentale- ha proseguito- per aiutare questa terra a riscattarsi o ad accelerare processi che io ritengo essere già in atto, processi di cambiamento rispetto anche agli stereotipi del passato.”

“E’ fondamentale che questa iniziativa non sia da concepire, come suggerito da più di un partecipante,-  come  una tantum- ha messo in rilievo ancora- , ma l’inizio di un percorso, di un processo. Credo che raccontare la Calabria innanzitutto attraverso i calabresi che possono contribuire a farlo sia di fondamentale importanza, anche perché nel corso di un lungo periodo, non di una stagione, si è consolidato uno stereotipo negativo, una proiezione della Calabria che ha

alimentato pregiudizi che in parte cominciano a modificarsi e a cadere. Ci sono processi di dimensioni globali che interessano anche noi, se non altro perché c’è una nuova generazione in campo, quella di Erasmus,  che ha avuto modo di fare esperienze, parlare più lingue, che è in un sistema di relazioni più ampio e che contribuisce ad alimentare il cambiamento. Un cambiamento che è silenzioso, non espresso attraverso eventi, ma che nelle viscere di questa regione sta andando avanti. Anche questo luogo, Africo, non è quello di venti anni fa, e noi lo abbiamo voluto scegliere simbolicamente; è in questo processo ed in questo contesto. Non facciamo quindi  l’errore di assumente categorie di valutazione, di analisi che rimangono datate.”

“Anche la discussione, la riflessione riguardo alla ‘ndrangheta-ha detto ancora- , penso debba essere valutata per quelli che sono stati i processi di trasformazione nel corso degli anni: non  quella conosciuta negli anni del dopoguerra ma di una dimensione globale, come dicono atti anche importanti, non della magistratura e giudiziari, ma a livello internazionale. La ‘ndrangheta è la più grande organizzazione mondiale che opera nel pianeta. Allora se questo è vero,  il contrasto che è necessario con determinazione sviluppare non può ridursi ad una discussione meramente territoriale, che pure non va sottovalutata. Non si può quindi continuare ad utilizzare questo fattore come riconducibile solo alla Calabria. Una riflessione sulla quale insisto perché il pregiudizio permane.”

“Nessuno può pensare di negare la storia della ‘ndrangheta- ha affermato in più Oliverio-, ma una nuova narrazione significa far emergere la complessità, i dati e gli aspetti positivi che stanno affiorando in questa regione. C’è un sistema universitario in Calabria che si colloca nel gruppo di testa delle università italiane; ci sono delle realtà produttive che stanno venendo avanti e nelle quali ci sono giovani protagonisti, ci sono eccellenze. E’importante non suonare la grancassa, perché non serve a nessuno, ma assumere una iniziativa che racconti positivamente anche questa realtà. Recuperare l’orgoglio di questo patrimonio è fondamentale, perché questo significa recuperare anche identità” ha sottolineato il presidente della Regione che ha voluto al riguardo ricordare il lavoro svolto in questa direzione, parlando delle molteplici azioni in corso, come il bando per la valorizzazione dei borghi, come degli investimenti per il  recupero dei ritardi storici sulle infrastrutture, la rete degli ambasciatori della Calabria, eccellenze in vari campi, del riarticolato rapporto con i calabresi nel mondo, nella nuova ed efficace azione della Film Commission.

“La chiave della questione è innanzitutto di ordine culturale- ha indicato inoltre Oliverio-, perché solo con questa impostazione si può vincere una sfida e un impegno, politico, ammnistrativo, può avere senso. Ecco perché abbiamo pensato questa iniziativa, dalla quale mi auguro possano scaturirne altre in modo diffuso sul territorio. In quella che è una sfida molto grande la funzione degli intellettuali è importante. Qui non stiamo discutendo della giunta Oliverio, ma della Calabria; stiamo discutendo se è possibile raccontare una Calabria diversa. Non abbiamo bisogno né di adulatori né di demolitori. Abbiamo bisogno di un lavoro che, con oggettività, tenti di recuperare un ritardo enorme. Credo che noi dobbiamo lavorare per aprire un cantiere nel quale non ci sia un pensiero unico ma ricchezza, avendo dei punti di vista, dei pensieri, delle riflessioni, delle funzioni. Da questa iniziativa deve partire un percorso, che siamo disponibili a sostenere, indipendentemente dalla collocazione politica o dal pensiero dei protagonisti. Purché ci sia una bussola: il racconto della Calabria che non deve essere un racconto alterato ma rispondente a quelle che sono le potenzialità, le risorse, la verità. Va fatta un ’operazione verità. Chi è disposto a questo troverà da parte nostra sostegno pieno, porte aperte. Chiunque abbia a cuore ciò può dare un contributo importante. Perché questa operazione di riscatto- ha detto in conclusione il presidente della Regione- , questo racconto della Calabria con le sue bellezze, con le sue qualità di accoglienza e la sua generosità, anche con le sue ombre, è il dato costitutivo di un percorso che va al di là delle contingenze. Perché, oltre noi, tutti di passaggio, la Calabria c’è e rimarrà.”

Per la giornata conclusiva di “Gente di Calabria” sono stati presenti, tra gli altri, amministratori locali, il capogruppo Pd in Consiglio regionale Sebi Romeo, la deputata Enza Bruno Bossio.

mdv