Mer. Ago 14th, 2024

Dal Vangelo secondo Giovanni

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Gv 12,44-50

In quel tempo, Gesù esclamò:«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Parola del Signore!

Il commento al Vangelo a cura di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace:

Il linguaggio simbolico, con cui il tempo pasquale ci educa ad assimilare il mistero della Pasqua di Cristo, accompagna la nostra responsabilità battesimale, cioè la nostra dignità di figli di Dio, a favorire sempre più consapevolmente quel processo di espansione della parola di Dio dentro e oltre della nostra vita. Radunati e inviati dal mistero pasquale a essere annunciatori di una vita nuova in Cristo, l’evangelizzazione non è da intendersi come l’esecuzione di una particolare metodologia pastorale, né come la trasmissione di un contenuto informativo, ma è piuttosto da assumere come una modalità di vivere in relazione agli altri che attinge i suoi parametri dal modo con cui il Figlio ha rivelato il suo essere in relazione al Padre: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato» (Gv 12,44-45). Nelle parole del Signore Gesù non finiremo mai di apprendere l’arte di saper uscire dalla tirannia del protagonismo, per imparare la capacità di lasciar spazio all’altro. «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12,46).
Non c’è simbolo più potente della luce per indicare quale sia il desiderio di amore a cui la risurrezione del Signore Gesù ci ha definitivamente associato: essere, sempre più liberamente e creativamente, occasione di vita per l’altro. Infatti, la luce non ha valore per se stessa, non cerca mai il proprio interesse. La sua missione consiste nel permettere a tutte le cose di manifestarsi nella loro verità e bellezza.

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