Ven. Ago 16th, 2024

Accresce il degrado alle parti più antiche del cimitero comunale di Caulonia centro. Appena all’ingresso di quello che fu il convento dei Cappuccini di Castelvetere, si appalesa lo stato di abbandono. Il pesante ed artistico cancello, rimasto aperto dopo i lavori di ampliamento, non solo è cadente ma i suoi cardini mantengono anche il muro che porta ancora i segni del “ventennio fascista”. L’interno, invece, sono visibili trascuratezza ed abbandono dove i bidoni per la raccolta dei rifiuti restano stracolmi per mesi senza che nessuno si faccia carico della manutenzione ordinaria. Domenica prossima ricorrerà la festa patronale del “miracolo dell’acqua” e in tale occasione, quando la Statua di Sant’Ilarione abate viene trasportata in processione alla vicina chiesetta del “calvario”, è uso per i cauloniesi fare visita ai defunti.

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Il cimitero comunale insiste in quello che fu il convento dei Cappuccini di Castelvetere, al cui interno vi sorgeva la chiesa di Santa Maria di Prima Luce, fondata da Girolamo Carafa nel 1541. Il convento sarebbe stato fondato nel 1380 da Cicco De Riso, marito di Giovanna Daquino, e conacrata da mons. Pasqua nel 1575, al cui interno trovavano sepultura i principi di Roccella. Altresì, “Nella chiesa di questo convento si conservava lo scheletro di un guerriero – “Ricerche storiche su Caulonia di Davide Prota – che il popolo dicea di S. Federico, e che fu poi fatto trasportare da M. Mangeruva (1880) nella chiesa cattolica”. Il convento fondato nel XIV secolo e rimaneggiato, ampliato e migliorato nel sec. XVI, in conseguenza del terremoto del 1783 rimase pesantemente danneggiato. Ricostruito, divenne convento di noviziato nel 1816. Nel 1863 a causa della soppressione degli ordini religiosi, ma anche perché andato via via in rovina, veniva ceduto al comune ed adibito a cimitero, mentre il 20 maggio 1869 veniva interrato il primo cadavere. Il Prota riporta ulteriori dati. “…Era stato soppresso nel 1783 pel terremoto; nel 1799 fu reintegrato, nel 1811 fu soppresso dai francesi; nel 1824 restituito ai monaci”.

Ilario Camerieri

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