Ven. Nov 22nd, 2024

Completato, dopo un anno, l’innovativo restauro di quattro straordinarie miniature in cera, che saranno di nuovo ospitate nella Basilica dell’Immacolata: un risultato frutto di una forte sinergia tra più soggetti

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Il ritorno al vecchio splendore di quattro “gioielli” di straordinaria bellezza. Dopo una complessa, innovativa e suggestiva opera di restauro, durata esattamente un anno, Catanzaro celebra la “nuova vita” degli “Scarabattoli” in cera della Basilica dell’Immacolata, tra i pezzi più pregiati del patrimonio artistico del capoluogo. Si tratta di quattro miniature, realizzate dalla suora napoletana e raffinata scultrice Caterina De Julianis, vissuta tra il XVII e XVIII secolo, e raffiguranti “La Natività”, “L’Adorazione dei Magi”, “Il Tempo” e “Il Compianto sul Cristo”: sono di nuovo nella piena fruibilità dei catanzaresi ma in realtà di tutti i fedeli e gli amanti della bellezza dopo la conclusione di un restauro che ha proiettato Catanzaro all’avanguardia nazionale nel campo della tutela e della valorizzazione dell’arte sacra. La conclusione del restauro è stata illustrata in una conferenza stampa nella Basilica dell’Immacolata, che tornerà a ospitare gli straordinari “Scarabattoli”.
Dall’incontro con i giornalisti sono emersi soprattutto due aspetti: il carattere moderno dell’restauro, reso possibile grazie ad indagini ad alto contenuto tecnologico e scientifico, e la collaborazione e la “rete” tra soggetti diversi che si sono uniti per un obiettivo comune, quello di riportare alla luce un inestimabile tesoro culturale del capoluogo catanzarese. Il restauro, promosso dall’Ufficio diocesano per i beni culturali dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, è stato finanziato dalla delegazione Fai di Catanzaro e dal Circolo di cultura “Augusto Placanica”, che hanno dato vita a una raccolta di fondi alla quale ha ben risposto la comunità, con donazioni complessive pari a oltre 4mila euro: l’operazione ha coinvolto anche il Sant’Anna Hospital di Catanzaro, il centro regionale di cardiochirurgia, che ha messo a disposizione le sue sofisticate strumentazioni (tra cui le tecniche di “imaging”, la Tac, la scintigrafia e i mezzi di medicina nucleare) per effettuare alcune verifiche diagnostiche sugli “Scarabattoli”. Il progetto del restauro si è avvalso anche del contributo dell’associazione “Concentrica”, che quattro anni fa è stata una dei promotori dell’intervento insieme al Fai, al Circolo Placanica e all’allora incaricato diocesano per i beni culturali don Massimo Cardamone: non è stato un percorso facile, perché per lo start del restauro si sono dovute superare lentezze burocratiche e anche qualche inconveniente, come i danni riportati qualche anno fa da una delle miniature nel trasferimento all’Expo di Milano dove furono fortemente volute da Vittorio Sgarbi.
L’intervento di restauro degli “Scarabattoli”, autorizzato dalla Soprintendenza regionale ai Beni culturali che ne ha curato anche l’alta sorveglianza, è stato eseguito in regime di “cantiere aperto” dalla ditta “Giuseppe Mantella Restauri”, che l’ha portato avanti in modo paziente e certosino. Alla conferenza, organizzata con il contributo della Confraternita dell’Immacolata, all’interno della Basilica, e moderata dal giornalista Marcello Barillà, il restauratore Giuseppe Mantella, il capo delegazione Fai Catanzaro, Gloria Samà, il presidente del Circolo Placanica, Venturino Lazzaro, il direttore del Museo diocesano, don Maurizio Franconiere e rappresentanti del Mibact: evidenziato il ruolo propulsore dell’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone.
«Abbiamo recuperato assolutamente tutto – ha quindi commentato Mantella illustrando tutto il procedimento del complesso restauro – grazie alle indagini diagnostiche che per la prima volta sono state fatte su manufatti di questo tipo. Con questa tecnica abbiamo capito come la De Julianis lavorava su queste opere».
Nel corso della conferenza sono stati anche proiettati i video sul restauro, curati dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. La serata è stata conclusa dal concerto per flauto del maestro Francesco Girardi.