Mar. Lug 30th, 2024

La Cassazione ha condiviso le conclusioni del Riesame sul caso di Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

Continua dopo la pubblicità...


CAMPAGNA-ANTINCENDIO-2024_6x3mt-4_page-0001
futura
JonicaClima
amacalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

 

È scritto nelle motivazioni della sentenza, depositate oggi, con la quale il 21 marzo scorso la Suprema corte ha deciso di revocare l’obbligo di firma a cui era sottoposta la compagna di Lucano, Lemlem Tesfahun. 

La Sesta sezione penale del “Palazzaccio” ha desunto, tramite intercettazioni e indagini, “l’esistenza di unaramificata attività formalmente lecita”, quella cioè che è sempre gravitata intorno al fenomeno della protezione internazionale per gli stranieri richiedenti asilo e per i rifugiati, e nelle attività sarebbero state ravvisati “alcuni reati, probabilmente commessi per finalità moralmente apprezzabili ma formalmente integranti gli estremi di illecito, connessi alla creazione di situazioni apparenti finalizzate alle celebrazioni di ‘matrimoni di convenienza’ o ‘di comodo’ tra italiani e straniere allo scopo di permettere a quest’ultime di trattenersi in Italia”.

Ma dalle indagini la Cassazione ha concordato con la “relazione sentimentale tra i Lucano e Tesfahun”, che li avrebbe portati a “concordare un falso matrimonio” per far entrare in Italia il fratello della donna.

Secondo la Corte, Lucano avrebbe “condiviso queste sue iniziative anche con Tesfahun, rilasciando una attestazione comunale nella quale era stata omessa l’indicazione del suo stato di coniugata che sarebbe servita alla donna per recarsi in Etiopia per acquisire la documentazione relativa ad un fittizio matrimonio con il fratello, già coniugato con altra donna in quel paese, necessaria per permettere a questi di entrare in Italia”, un programma “poi non portato a termine a causa dell’intervenuto arresto dell’uomo, perché trovato in possesso di documenti falsi relativi appunto a quel matrimonio cosa che aveva spaventato anche l’indagata, che aveva temuto di essere arrestata”.

In merito, invece, alla misura dell’obbligo di firma che era stato imposto alla compagna di Lucano, per la Cassazione la scelta fatta per un episodio isolato“dimostra palesemente la totale mancanza di adeguatezza di quella misura rispetto a un bisogno di cautela, invero rappresentato in termini di scarsa concretezza”.

Da qui l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza del Riesame sul punto e la cessazione dell’efficacia della misura cautelare per Lemlem Tesfahu.

cn24tv.it

Print Friendly, PDF & Email