Mar. Lug 16th, 2024
Il simbolo del Pd sulla parete dietro alla scrivania vuota su cui c'e' il microfono dal quale ha parlato il segretario del Pd Pierluigi Bersani nella sede del Partito democratico a Roma, 11 novembre 2010. ANSA / MASSIMO PERCOSSI

Prudenza mista a speranza e attenzione; sono questi i sentimenti che animano i vertici nazionali del PD riguardo la situazione del partito in Calabria dove il governatore dem Mario Oliverio è indagato per abuso d’ufficio e corruzione nell’ambito di un’inchiesta su appalti pubblici condotta dalla DDA di Catanzaro. Situazione a cui si aggiunge poi l’iscrizione sul registro degli indagati della deputata Enza Bruno Bossio e di suo marito Nicola Adamo sempre per corruzione. Vicende certo non sovrapponibili a quanto emerso in Umbria ma comunque da valutare con grande atttenzione per non offuscare l’immagine del partito guidato da Zingaretti soprattutto in vista delle elezioni europee.
Il caso, dunque, è tenuto in costante monitoraggio visto che coinvolge tre big del partito calabrese anche se la linea guida resta quella della prudenza: “Da garantisti aspetteremo che la giustizia faccia il suo corso prima di emettere giudizi definitici. Questo principio vale per i nostri avversari ma anche per gli iscritti del Pd” ha commentato Marco Miccoli, braccio destro di Zingaretti. Nessuna parola invece da parte del commissario del partito calabrese Stefano Graziano, posizione da cui traspare un certo imbarazzo per un partito già gravato dal difficile compito di conquistare una nuova vittoria alle elezioni regionali. Allo stesso tempo, però, non può essere dimenticato che Oliverio ha incassato una sentenza favorevole della Cassazione con l’annullamento della misura cautelare disposta per lui dal gip di Catanzaro.
In questo clima di tensione non mancano poi le polemiche interne; quella per esempio aperta dal consigliere regionale Bevacqua contrariato per la scelta di uscire dall’aula del consiglio regionale dopo lo stop incassato dalla maggioranza sulla doppia preferanza di genere. “Non metto in dubbio l’importanza del testo che è stato bocciato, ma all’ordine del giorno c’erano altri tredici punti da discutere altrettanto importanti – ha dichiarato, aggiungendo “che nessuna difficoltà interna alla dialettica fra maggioranza e opposizione può giustificare la perdita di vista dei nostri doveri”.

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FRANCESCA CLEMENO|redazione@telemia.it

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