Gio. Set 26th, 2024

L’avvocato Rossana Cribari smonta la tesi dell’omicidio e accusa le supertestimoni di falsità, sostenendo che i pregiudizi antimeridionali abbiano distorto il caso.

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«Con Enzo Tortora, l’Italia perse la faccia. Mi chiedo se l’abbia mai riacquistata, ma so che con questa storia l’ha persa per la seconda volta». È con queste parole che l’avvocato Rossana Cribari, difensore di Isabella Internò, ha cercato di ribaltare la tesi dell’omicidio di Donato Bergamini. Durante la terzultima udienza del processo, Cribari ha evocato l’immagine del noto presentatore Enzo Tortora, citando la sua celebre dichiarazione di innocenza per affermare che, anche in questo caso, si sta accusando un’innocente.

L’udienza, riservata alla difesa della Internò, si concentra sui fatti accaduti a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989, cercando di smontare le accuse attraverso un attacco frontale alle testimonianze chiave e alle sentenze precedenti.

Attacco alle testimoni chiave
Cribari ha puntato il dito contro Roberta Alleati, presentata come la fidanzata segreta e promessa sposa di Bergamini, definendo la sua testimonianza falsa e manipolata. L’avvocato ha citato diversi episodi e contraddizioni che, a suo dire, dimostrano l’inattendibilità della Alleati, sottolineando che la donna conosceva i familiari del calciatore già dal gennaio 1989, molto prima dei fatti.

Le precedenti sentenze
La difesa ha ricordato le sentenze di primo e secondo grado che avevano già stabilito la non responsabilità di Isabella Internò, basandosi sulla tesi del suicidio. Cribari ha ripreso la sentenza del giudice Antonini, che ribaltava l’idea secondo cui un calciatore bello e famoso non potesse togliersi la vita, e quella del gip Grimaldi, che definiva le teorie dell’omicidio come frutto di “pregiudizi antimeridionali”.

Dubbi sulla perizia medica
La Cribari ha poi affrontato la questione delle perizie medico-legali, citando l’opinione del professor Pietrantonio Ricci, consulente della famiglia Bergamini, e della dottoressa Buonomo, che aveva espresso dubbi sulla validità delle analisi condotte. Secondo la difesa, la teoria dell’asfissia meccanica proposta dall’accusa non è supportata da alcuna certezza scientifica.

La figura di Isabella Internò
Ampio spazio è stato dedicato alla difesa della personalità di Isabella Internò, descritta come una giovane donna moderna e libera, lontana dall’immagine patriarcale dipinta dall’accusa. Cribari ha contestato anche le dichiarazioni di Tiziana Rota, una delle supertestimoni, accusandola di aver inventato la frase incriminante attribuita alla Internò solo molti anni dopo i fatti.

Conclusioni della difesa
In conclusione, l’avvocato Cribari ha chiesto ai giudici di assolvere Isabella Internò «con la formula più ampia», sostenendo che non ci siano prove concrete per condannarla. Il processo riprenderà il 30 settembre con l’arringa dell’altro difensore, l’avvocato Angelo Pugliese, e la sentenza finale è attesa a breve.