Sab. Lug 27th, 2024

L’inflazione che galoppa, i costi dell’energia ormai insostenibili, le famiglie quasi sul lastrico e il mondo della piccola e media impresa in ginocchio. In Europa l’economia, l’inflazione e la guerra sono i temi centrali nelle varie Cancellerie; in Italia il “mainstream” ha adottato la solita strategia di distrazione di massa orientando il dibattito politico su argomenti che poco interessano al Paese reale alle prese con il fantasma di una nuova, pericolosa recessione. Sui principali giornali italiani, in tv e sui social si dibatte di diritti civili, si discute di temi di natura ideologica, si analizzano le parole della star del volley Paola Egonu, ci si sofferma sullo scontro tra Berlusconi e Meloni, persino sulla separazione di Totti e Blasi. Si parla di tutto, ma sempre poco degli extraprofitti di Eni ed Enel, dell’extragettito dello Stato e delle bollette folli che non fanno dormire gli imprenditori e che impoveriscono le famiglie italiane. Confindustria propone un maxi piano e quasi non viene ascoltata. I sindacati lanciano l’ennesimo allarme ma la politica sembra indifferente. Per la “grande” stampa conta di più sapere se Licia Ronzulli sarà ministro e quale dicastero andrà a ricoprire Matteo Salvini mentre nel centrodestra si litiga per le poltrone e, in particolare, per quella di ministro della Giustizia. Dall’altra parte, con qualche rara eccezione, il problema è La Russa alla presidenza del Senato e Fontana a quella della Camera. Fascismo, omofobia e tutto ciò che ruota intorno all’illogico mondo del pensiero unico. Sullo sfondo c’è la guerra in Ucraina, l’inflazione, il carrello della spesa che corre, la povertà che si espande: un mix micidiale che sta stritolando l’Italia dalle Alpi fino allo Stretto. Ma tutto ciò può aspettare per il governo che ancora non c’è e quello dei “migliori” che si nasconde sotto il vestito degli affari correnti in attesa di essere riposto nell’archivio della storia repubblicana.

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Numeri che fanno paura

E mentre nei palazzi del potere si discute a caviale e champagne, il Codacons disegna un altro spaventoso scenario: il caro energia peserà sulle tasche degli italiani per 4.700 euro mentre circa 4,7 milioni di italiani hanno già saltato il pagamento di una bolletta. Intanto le famiglie italiane sono sempre più povere e a settembre – secondo l’Istat – l’inflazione è schizzata all’11,6% spinta dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari che significa minore capacità di spesa e portafoglio sempre più vuoto. Il boom incontrollato dei prezzi ha eroso, tra l’altro, 92 miliardi di risparmi per la Cgia di Mestre. A pagare dazio, secondo l’associazione degli artigiani, sono le famiglie residenti nelle grandi città, dove il caro vita si fa sentire maggiormente. A tutto ciò si aggiunge lo scenario disegnato dal centro studi di Confindustria che preannuncia una stangata di 110 miliardi nel solo 2022. Si va verso una crescita zero con un shock energetico insostenibile per le imprese italiane. Alcune aziende stanno già dando preoccupanti segnali di cedimento e il pericolo è stato più volte segnalato dagli stessi sindacati i quali hanno evidenziato il doppio rischio nel settore privato dove i lavoratori pagano due volte: prima con l’aumento delle bollette di luce, gas e più in generale dei prezzi; poi con la decurtazione della retribuzione logica conseguenza della disoccupazione e della cassa integrazione.

Uno scenario da incubo

Tutto ciò rischia di scatenare una vera e propria bomba sociale dalla quale stavolta non si salverebbe neanche chi lavora nel pubblico e ogni 27 del mese si vede accreditato dallo Stato il proprio stipendio. L’inflazione fa paura anche a loro, gli statali, quelli del posto fisso e intoccabile, che hanno passato indenni la pandemia. Le bollette pazze e i prezzi sempre più alle stelle colpiscono indistintamente tutti legando pubblico e privato, famiglie e imprese, lavoratori e imprenditori, il motore di un Paese che rischia seriamente il default. Da Milano fino a Catanzaro. Dal ricco Nord Est alla povera Calabria. “Avanti di questo passo a Natale chiuderanno i cancelli anche le aziende più grandi perché i costi di produzione stanno per superare i profitti”, anticipa chi ha in mano il termometro di un’economia che inizia a segnare una febbre da cavallo. In assenza di vaccini anti-inflazione, le bollette continueranno ad aumentare, le imprese inizieranno a licenziare o a chiedere per i loro dipendenti la cassa integrazione, le famiglie avranno sempre meno soldi, i consumi caleranno ulteriormente fino a crollare, la povertà si trasformerà in fame e, stavolta, non ci sarà reddito di cittadinanza a placare le proteste e la rabbia della gente. Scenario leopardiano e apocalittico? Piuttosto pericolosamente reale in un circolo vizioso che potrebbe finire per innescare la miccia di quella temibile bomba atomica sociale pronta a esplodere nell’indifferenza di una politica inconcludente.

Lo Stato guadagna, le imprese chiudono

Veloce nel varare i pacchetti di sanzioni alla Russia e a rifornire di armi l’Ucraina, l’Europa si è dimenticata infatti di parare gli inevitabili contraccolpi con una strategia comune che, per il momento, soccombe di fronte agli interessi e agli egoismi nazionali. In Italia invece lo Stato continua a incassare come non mai. Nell’ultimo semestre le entrate tributarie erariali hanno sfiorato i 300miliardi di euro per un incremento dell’11,7% rispetto all’ultimo periodo del 2021. Sono numeri del ministero dell’Economia che inserisce tra i fattori del “significativo incremento” la crescita del gettito dell’Iva. Come dire: lo Stato guadagna assistendo passivamente alla progressiva distruzione dell’industria nazionale, alla chiusura delle attività commerciali, al crollo dell’artigianato e alla disperazione di milioni di famiglie italiane. Cosa fare allora? La situazione è così grave che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha invitato il prossimo governo a guida Giorgia Meloni a varare uno scostamento di bilancio per evitare che l’economia italiana affondi. Mentre Roma dorme, Berlino ha già varato un maxi-piano di 200 miliardi di euro per imporre un tetto al prezzo del gas fino al marzo 2024. Ma l’Italia non è la Germania si dirà. Di quanti soldi avrebbe bisogno per contenere la bolletta del gas? Il governo Meloni in via di formazione potrebbe varare, ad esempio, un pacchetto di aiuti inizialmente limitato al solo inverno durante il quale l’Italia consuma mediamente il 40% del gas di tutto l’anno. Servirebbero circa 40 miliardi di euro, pari al 2% del Pil ma anche alla cifra fin qui guadagnata in più dall’extragettito dell’Iva rispetto al 2021. Una manovra finanziaria vera e propria finalizzata a neutralizzare il fallimento delle imprese e a salvaguardare i risparmi delle famiglie italiane nel breve periodo in attesa che l’Europa inizi a fare gli interessi degli europei e non quelli degli americani.

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