“Che fine faranno i nostri ragazzi?”, è quello che si chiedono i genitori dei bambini della scuola primaria e dell’infanzia di Careri che, lo scorso 31 gennaio, hanno ricevuto comunicazione da parte della città metropolitana della chiusura delle scuole del piccolo comune. In particolare, la scuola elementare verrà soppressa, mentre l’asilo sarà spostato nella frazione di Natile Vecchio.
Una situazione che ha del paradossale se si pensa che gli istituti non hanno ricevuto motivazioni valide in merito al provvedimento; questo, infatti, non sarebbe imputabile al mancato raggiungimento del numero minimo di alunni necessario all’apertura della scuola: la legge del 2011 per i comuni montani, infatti, chiarisce che per aprire le scuole sono indispensabili da 8 a 18 studenti per la primaria e 10 per gli asili. Ebbene Careri il prossimo anno conterà 21 bambini per le elementari e 15 per l’infanzia.
Nonostante le voci di protesta e le continue richieste di spiegazione fatte al Comune del paese, i motivi della chiusura restano ancora ignoti mentre non si è fatta attendere, lo scorso 16 marzo, la comunicazione di conferma da parte del provveditorato reggino della chiusura dei due plessi. A nulla è valso neanche il rifiuto da parte dei genitori di iscrivere i propri figli al prossimo anno scolastico: il rumore assordante del silenzio incombe ancora sulla questione.
E si sa, la chiusura di una scuola rappresenta la chiusura del paese stesso: sono i bambini e i ragazzi la linfa da cui può ripartire il futuro dei nostri borghi; costringerli a spostarsi significa sigillare le porte di un altro piccolo centro calabrese e riaprire una ferita, quale l’emigrazione, incredibilmente dolorosa per la nostra regione.
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FRANCESCA CLEMENO|redazione@telemia.it
