Gio. Nov 21st, 2024

Dopo la Galleria Nazionale di Cosenza, il progetto dedicato a Mario Carbone prosegue con due mostre a Cosenza e al RiMuseum di Arcavacata, esplorando il viaggio del fotografo tra Lucania e Calabria e il suo incontro con Carlo Levi, le tradizioni popolari e la vita quotidiana del Sud.

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CARBONE 100 I racconti di una vita. Fotografie dal 1954 al 1990 prosegue con due rassegne. La prima, Mario Carbone e Carlo Levi: un ritratto fotografico Lucania andata e ritorno, inaugura il 13 novembre con una conferenza stampa alle ore 17:00 presso la Biblioteca Stefano Rodotà del Liceo Classico B. Telesio di Cosenza in cui oltre ai saluti del Dirigente scolastico Ing. Domenico de Luca, interverranno tra gli altri Antonella Giacoia, docente del Telesio e Direttrice della Biblioteca Rodotà e Antonella Maio, docente del liceo. La seconda rassegna, intitolata Antropologia, tradizioni e ritualità meridionale tra Calabria e Lucania, ha luogo al RiMuseum – Università della Calabria a partire dal 23 novembre. Entrambe le mostre si concludono il 15 dicembre.

Le due esposizioni sono tematicamente legate dallo straordinario viaggio che Carbone ha intrapreso accanto a Carlo Levi nel 1960. La Biblioteca Stefano Rodotà del Liceo Classico Telesioaccoglie la documentazione strettamente legata alle imprese trascorse con Levi, tra cui le immagini, prodotte da Carbone, che ne ricalcano il celebre romanzo Cristo si è fermato a Eboli. Il RiMuseum – Università della Calabriacopre un ampio spettro di avvenimenti sociali, consuetudini culturali e pratiche devozionali secolari riprese da Carbone con approccio sempre indaginifico ed esistenziale.

Il nucleo fotografico esposto presso la Biblioteca Stefano Rodotà del Liceo Classico Telesio è composto da 14 scatti che rappresentano solo alcune delle circa seicento fotografie prodotte da Carbone nel corso del suo itinerario. Una parte di queste confluisce nel volume Viaggio in Lucania con Levi (1980) e nel documentario Omaggio a Levi (1983), mentre altre vengono utilizzate dallo stesso Levi per realizzare il grande telero Lucania

‘61, oggi esposto a Palazzo Lanfranchi di Matera. L’imponente dipinto racconta l’impegno di Rocco Scotellaro, poeta e politico lucano nel quale Levi aveva scorto un simbolo e una possibilità di riscatto concreto per la Basilicata. Fra i volti immortalati nelle foto vi è quello della stessa madre di Rocco Scotellaro, Francesca Armento, ritratta al cimitero di Tricarico, accanto alla lapide commissionata dello stesso Levi a Ernesto Nathan Rogers, dove riposa il figlio, il “sindaco poeta” che si batté fino alla morte per la sua terra.

Attraverso scene di vita quotidiana nei Sassi e nelle campagne, il dipinto di Levi e le foto di Carbone catturano e testimoniano l’impegno e il desiderio di riscatto da una condizione di povertà e oppressione protrattasi per secoli. Il risultato è una potente compagine di immagini vive e fulgide che fungono da trasposizioni visive delle storie già raccontate da Levi nelle pagine di Cristo si è fermato a Eboli (1945).

Il corpus fotografico esposto in mostra restituisce la capacità, comune a Carbone e Levi, di incontrare, ascoltare e guardare l’altro con occhio partecipe, cogliendo così la storia che unisce persone e luoghi, le vite, le lotte, le speranze e le pietre.

Nel corso di questo stesso viaggio, Carbone, figlio del Sud, rende eterni attimi di vita che scorrono lenti fra gesti ripetuti e quotidiani. Al RiMuseum – Università della Calabria l’esperienza è dedicata alla capacità di Carbone di immortalare questo sapere, sedimentatosi nel corpo.Mani che impastano, dita che cuciono, braccia che spalano, teste che sorreggono pesi, bocche che recitano e tramandano storie che scorrono sull’orlo della memoria.

«Amavo girare specialmente film che riguardavano il Sud, poiché è una terra più interessante. Nel Sud basta che punti la macchina da presa e già fai qualcosa»  Mario Carbone

Con occhio partecipe, Carbone guarda al paesaggio meridionale e alle persone che lo abitano. Con la cinepresa racconta l’abbandono delle terre feudali da parte della nobiltà calabrese (Stemmati di Calabria, 1964, che gli vale un Nastro d’Argento); l’occupazione delle terre a Melissa (Sedici anni dopo, 1967) e la condizione del lavoro contadino (Dove la terra è nera, 1966). 

Al contempo, la sua macchina fotografica restituisce il valore sociale e simbolico del rito, immortalando le tradizioni sacramentali di episodi come la Via Crucis di Barile, la più antica della Basilicata, e la Processione di San Rocco ad Acquaro, detta degli “Spinati”. Le fotografie di Carbone rivelano i significati insiti in antiche pratiche devozionali che trascendono il sacro per abbracciare una dimensione comunitaria e collettiva

CARBONE 100 I racconti di una vita. Fotografie dal 1954 al 1990 è un progetto di mostra diffusa in quattro tappe.  La Galleria Nazionale di Cosenza accoglie il nucleo centrale del progetto, con foto e documentari che raccontano il rapporto di Carbone con artisti e performer che hanno segnato il mutare dello scenario artistico del Novecento. Tra le opere più significative, la documentazione delle performance tenutesi in occasione del Decennale del Nouveau Réalisme a Milano nel 1970 e della Settimana Internazionale della Performance a Bologna nel 1977. Il MAON di Rende il 14 dicembre ospita una giornata di studio sulla resilienza e sul legame fra arte e rinascita, con un focus sulle fotografie dedicate al terremoto del Belice del 1968 e successiva ricostruzione, e la realizzazione a Gibellina nel 1990 dell’installazione La montagna di sale di Mimmo Palad