L’ultima vittima della guerra di mafia a Montreal è caduta il 17 agosto. Antonio Di Blasio – chiare origini italiane – è stato ucciso da un killer mentre accompagnava suo figlio a una partita di calcio. È spirato poco dopo, appena arrivato nell’ospedale più vicino. Quell’area del Canada è in guerra: sono quindici i morti nel 2017, tanto per chiarire che la battaglia per raccogliere l’eredità di Vito Rizzuto – il boss di origini siciliane morto nel 2013 – infuria. E l’ombra della ‘ndrangheta si staglia prepotente su alcuni degli ultimi agguati. I clan calabresi (e i loro discendenti in Nord America) vogliono riprendersi il potere e riempire il vuoto lasciato dalla scomparsa del padrino. «Potremmo pensare che al momento la fazione dei calabresi abbia un vantaggio, perché i siciliani si sono indeboliti, ma non è così semplice leggere questa guerra», ha spiegato alla stampa canadese Pierre de Champlain, già analista della polizia.
L’agguato a Di Blasio ricorda un’altra azione: quella contro Pasquale Musitano, boss della mafia di Hamilton la cui famiglia è legata ai Rizzuto. Stesso modus operandi – colpi di pistola esplosi da un’auto in transito –, diverso finale, visto che Musitano si è salvato. Era andata peggio a suo fratello Angelo, ucciso dai sicari nel vialetto di casa. I due erano stati accusati di essere i mandanti degli omicidi di John Papalia, boss della mafia dell’Ontario, e del suo braccio destro Carmelo Barillaro. Le logiche della faida – e gli equilibri di potere che ne derivano – non cambiano a seconda della latitudine. E anche il 45enne Di Blasio era legato, come i Musitano, alla famiglia Rizzuto. La stessa che aveva sfilato, tra gli anni 60 e 70, il primato ai calabresi. Certi conti rimangono sempre aperti. In Aspromonte come a Montreal.
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fonte: corrieredellacalabria.it