Mar. Nov 19th, 2024

Autore è il giornalista Francesco Ceniti. Presentato a Catanzaro

“Nel nome di Denis, il calciatore ucciso due volte”.

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La tragica storia di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza originario di Argenta, nel Ferrarese, morto nel 1989, quando aveva 27 anni, in circostanze mai chiarite a Roseto Capo Spulico, in Calabria, viene raccontata nel libro del giornalista della Gazzetta dello sport Francesco Ceniti.

Il volume, edito da RCS MediaGroup, è stato presentato nel corso di un incontro nel Comune di Catanzaro, presenti, insieme all’autore, i sindaci del capoluogo calabrese e di Cosenza, Nicola Fiorita e Franz Caruso, e due ex calciatori della squadra rossoblu, Gigi De Rosa, che di Bergamini fu compagno e amico, e Vincenzo Vivarini, che a Cosenza arrivò un anno dopo, entrambi oggi allenatori.

Ma perché “Denis ucciso due volte”? Lo spiega Ceniti, riferendosi alla tormentata vicenda giudiziaria che ha fatto seguito alla morte del calciatore. “Denis – dice Ceniti – è stato ucciso proprio due volte. La prima fisicamente e la seconda sotto l’aspetto morale riguardo la sua memoria. Hanno voluto distruggerlo facendo credere che si fosse tolto la vita”.

La morte di Denis Bergamini fu archiviata, in un primo tempo, come suicidio dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.

Si deve ad Eugenio Facciolla, che subentrò successivamente al vertice della Procura, ed all’ostinazione del padre, Domizio, nel frattempo deceduto, e della sorella del calciatore, Donata, se il caso, a distanza di oltre 30 anni, è stato riaperto e si è arrivati al processo che si sta svolgendo davanti la Corte d’assise di Cosenza, e che vede imputata di omicidio volontario Isabella Internò, oggi 53enne, che aveva avuto una relazione col calciatore ed era insieme a lui quando morì. I mandanti, invece, non ancora un nome.

All’epoca si raccontò che Denis si era ucciso gettandosi sotto un camion, ma dalle indagini è emerso che quella del suicidio sarebbe stata una messinscena e che in realtà il calciatore sarebbe stato soffocato ed il suo corpo adagiato sotto l’autocarro per fare credere che si fosse tolto la vita.

“La verità sulla morte di Denis – ha detto Ceniti – si poteva accertare sicuramente nell’immediatezza dei fatti. Oggi, dopo tanti anni, è un po’ più difficile. Ma mai disperare”.