Ben venga la fibrillazione politica che ha fatto slittare le sedute convocate per l’8 e il 9 agosto. Per i consiglieri regionali calabresi l’appuntamento, a questo punto, è fissato per l’11 settembre. E così, intanto, possono godersi una vacanza di due mesi e mezzo. L’ultima riunione dell’assemblea legislativa risale infatti al 29 giugno: due ore e quattro minuti di impegno per votare dodici proposte di legge, undici provvedimenti amministrativi e un pugno di nomine e mozioni, oltre a una breve commemorazione del calabrese Stefano Rodotà. Tutto a ritmo serrato, prima del congedo per una pausa tanto lunga da indurre due parlamentari di Forza Italia, Roberto Occhiuto e Jole Santelli, a presentare un’interrogazione al ministro degli Affari regionali.
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E se d’estate l’agenda si svuota, nel resto dell’anno non è certo fitta. Nel 2017 il Consiglio si è riunito appena sei volte: una al mese da gennaio a marzo, due a maggio e una, appunto a fine giugno. Leggendo i verbali si scopre che, in questi sette mesi e mezzo, l’aula consiliare è stata impegnata per 1.199 minuti: uno in più e si sarebbe toccato il picco poco vertiginoso delle venti ore di attività. Per avere un metro di confronto, i colleghi lombardi nello stesso arco temporale sono stati convocati ventitré volte, quelli dell’Emilia Romagna quattordici, quelli campani dodici. In Piemonte hanno eguagliato in poco più di un mese estivo il numero di sedute che i calabresi hanno messo insieme nei 227 giorni tra Capodanno e ferragosto. E alla Regione Lazio si sono riuniti addirittura dieci volte tra luglio e l’inizio di agosto, periodo nel quale gli scranni di Palazzo Campanella erano già chiusi per ferie.
L’annata in corso non è nemmeno un’eccezione per la politica regionale calabrese: il 2016 ha chiuso con sedici sedute, il 2015 con quindici. Al contrario, sono costantemente da brividi i ritmi con i quali vengono sfornate le leggi. Il Consiglio ne ha approvate quarantasette l’anno scorso e quest’anno è già arrivato a quota trentadue, contro le diciannove di Emilia Romagna e Lombardia e le otto della Regione Lazio. Norme che vanno dalla programmazione dell’attività teatrale alla semplificazione amministrativa, dalla revisione dei consorzi di bonifica alla realizzazione di impianti golfistici. E che rischiano però di incepparsi quando toccano i temi più insidiosi. Come quella che voleva reintrodurre pensione e trattamento di fine mandato per i consiglieri, ritirata dopo un’ondata di indignazione popolare. O quella sui referendum per la fusione dei Comuni, che ha causato alla prima applicazione un ricorso al Tar perché non si riuscirebbe a chiarire cosa fare quando solo uno dei paesi coinvolti nella consultazione si pronuncia contro l’accorpamento.
Verrebbe da dire che in media si approva una legge ogni trentasette minuti, se non fosse che nel frattempo si riesce a dare il via libera anche a un’infinità di provvedimenti amministrativi. Tempo per discutere i testi? Pochissimo. E zero sedute dedicate a question time con la giunta. Ma non va meglio nelle commissioni: quella che nel 2017 si è riunita di più è la terza, che deve fare i conti con la sanità indebitata e disastrata e ha quindi inanellato dieci convocazioni. Per il resto, i consiglieri della quarta commissione (che si occupa di territorio e ambiente) si sono incontrati nove volte,
gli altri viaggiano sotto alla media di una convocazione al mese. Sommando queste ultime alle sei sedute dell’aula ed escludendo chi fa parte di più commissioni, fanno una dozzina di giorni trascorsi a Palazzo Campanella da gennaio a oggi. Eccetto le assenze giustificate, ovviamente.
ANDREA GUALTIERI – http://www.repubblica.it