Ven. Ago 23rd, 2024

Studio del geologo Mario Tozzi rivela l’alto tasso di urbanizzazione delle coste calabresi, con un’analisi critica sulla trasformazione dei paesaggi costieri in Italia.

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La Calabria è al vertice di una preoccupante statistica: il 65% delle sue coste è stato trasformato da costruzioni e infrastrutture. Questo dato, emerso dall’analisi del geologo e ricercatore del CNR Mario Tozzi, evidenzia come la costa calabrese sia gravemente compromessa da case, alberghi, porti e industrie. In Italia, la situazione è altrettanto allarmante: su circa 8.000 chilometri di costa, oltre 3.500 chilometri sono stati soggetti a interventi di urbanizzazione.

Nell’articolo “L’assalto del cemento alle coste, così viene privatizzato il mare”, pubblicato su La Stampa, Tozzi sottolinea che la legge Galasso, che tutela i litorali fino a 300 metri dalla costa, non è riuscita a impedire la trasformazione di ben 302 chilometri di costa in 40 anni—circa 13 chilometri all’anno o 48 metri al giorno. Tra gli esempi emblematici di questa pressione urbanistica c’è l’isola Palmaria in Liguria, minacciata di trasformazione in una “piccola Capri”.

L’analisi regionale di Tozzi rivela che Abruzzo, Lazio, Liguria e Calabria hanno raggiunto tassi di trasformazione delle coste tra il 63% e il 65%. Le aree meno appetibili, come le zone montuose e le foci dei fiumi, sono tra le poche a essere state risparmiate. Tuttavia, questi dati sono destinati ad aggiornamenti e potrebbero riflettere una situazione ancora più critica.

Tozzi critica anche la recente valutazione del Governo che, per esaltare la disponibilità di coste, considera circa 11.000 chilometri di coste per i balneari rispetto agli 8.000 chilometri ufficialmente riconosciuti. Questa visione dilazionata e imprecisa rischia di minimizzare la scarsità della risorsa spiaggia e la crescente minaccia per le aree costiere e insulari. Il suggerimento dell’esperto è chiaro: è necessario riprendersi le spiagge e proteggere le isole da un attacco senza precedenti, salvaguardando così il bene comune.

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