Mar. Lug 16th, 2024

Ecco la sanità che il neo commissario ad acta si troverà davanti nella sua gestione: la contabilità “ballerina”, i livelli essenziali di assistenza scesi sotto la soglia di adempienza e le pressioni di tanti e pesanti fattori “esterni”

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 La nuova emergenza Covid 19 con il “vuoto” lasciato dal predecessore, e le vecchie e sempre attuali emergenze come i buchi di bilancio, i Lea sotto la soglia, le infiltrazioni della ‘ndrangheta e del malaffare, i rapporti con la “diffidente” Regione e le pressioni della politica e del settore privato. Il neo commissario ad acta della sanità calabrese, il prefetto Guido Longo, ne ha viste e vissute di cotte e di crude – valga per tutte la seconda guerra di ‘ndrangheta a Reggio – ma ora è chiamato alla sfida delle sfide, a una corsa in salita e a forte handicap: «So in cosa metto le mani», ha detto tra le sue prime dichiarazioni annunciando l’intenzione di insediarsi il prima possibile in Calabria. Ad accoglierlo, un settore nel caos e allo sbando più assoluto, ingovernato e forse ingovernabile, teatro di scorribande anche criminali, e le prime incombenze, che poi sono il primo banco di prova, cioè le nomine ai vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere che, in forza del nuovo Decreto Calabria, il commissario può deliberare entro un mese. E il nuovo Decreto Calabria, con i superpoteri che adesso assegna al commissario, potrà essere il migliore alleato per Longo, che ripartirà dallo “stato dell’arte” fotografato dall’ultimo Tavolo Adduce, quello del 9 e 10 ottobre che ha di fatto segnato il destino di Saverio Cotticelli ed è stato un bagno di sangue per la sanità calabrese.
IL PROGRAMMA ANTI COVID 19 Anzitutto nella sottolineatura della prima “mancanza” di Cotticelli, l’assenza del programma operativo Covid, rispetto al quale il Tavolo Adduce ha definitivamente chiarito che «il potere-dovere di predisporre e adottare» il piano «compete esclusivamente alla struttura commissariale», e anche il decreto di nomina della presidenza del Consiglio dei ministri lo ribadisce a chiare lettere: per Longo un altro banco di prova ma anche la possibilità di lasciare subito il segno, comune ha fatto capire parlando della questione dei 18 ospedali chiusi, un “lusso” che – ha sostanzialmente detto a “Titolo V” su Rai3 – la Calabria oggi non più permettersi.
I RAPPORTI CON LA REGIONE E un altro lusso che non può permettersi la sanità calabrese è la perdurante contrapposizione tra Regione Calabria e ufficio del Commissario, contrapposizione che si è riproposta anche nell’ultima gestione, con Cotticelli a denunciare, al Tavolo Adduce di aver lavorato in assoluta solitudine: il presidente facente funzioni Nino Spirlì ha garantito ampia collaborazione, e la Regione ha già previsto 500mila euro da designare al sostegno del personale non interno da assegnare eventualmente a supporto del commissario, ma solo i fatti diranno se davvero le cose anche qui cambieranno. Perché anche con Cotticelli i rapporti inizialmente erano distesi, salivo poi complicarsi con l’arrivo alla Cittadella di una personalità comunque ingombrante quale quella del dg del Dipartimento Salute Francesco Bevere.
LA CONTABILITA’ ORALE Ma la corsa “ad handicap” del neo commissario Longo sarà anche una corsa contro il tempo, in particolare sul fonte contabile, l’enorme “vulnus” della sanità calabrese. Forse la contabilità non è più solo orale come una decina di anni fa, ma conti e spesa sono rimasti sempre fuori controllo (e all’Asp di Reggio mancano ancora all’appello parecchi bilanci). A ottobre il tavolo Adduce ha fissato per la Calabria a fine esercizio 2019 un disavanzo di 225,418 milioni senza le coperture della tassazione, e di 160,609 milioni con le coperture, ma soprattutto ha descritto una situazione in prospettiva ancora più preoccupante, perché – si legge nel verbale – «sulla base della stima operata dall’advisor, sembrerebbe profilarsi anche per il 2020 un disavanzo, -113 milioni – non coerente con le coperture preordinate dal Piano di rientro (pari a circa 100 milioni)», e quindi, se la previsione si confermerà, il rischio di un nuovo aumento delle addizionali Irap e Irpef e il blocco dei trasferimenti non obbligatori del bilancio regionale. Per questo il Tavolo Adduce “raccomanda” al commissario di «monitorare la spesa delle aziende sanitarie per l’anno 2020». Raccomandazione quasi superflua, se si pensa che – per come emerso da alcune audizione niella terza Commissione del Consiglio regionale – l’Asp di Reggio avrebbe accumulato debiti per circa un miliardo e quella di Cosenza per oltre mezzo miliardo.
I LEA SOTTO LA SOGLIA DI ADEMPIENZA E poi, Longo dovrà rimediare anche al brusco, pesante e negativo passo indietro sui livelli essenziali di assistenza, perché il Tavolo Adduce di ottobre annota «nel 2019 un punteggio provvisorio pari a 139, in rilevante peggioramento rispetto alla precedente annualità e collocando la regione nella soglia di non adempienza»: nella precedente rilevazione, i Lea per la Calabria erano a 162: a quanto si è appreso dall’audizione in Commissione Affari sociali della Camera del dg della programmazione del ministero, Andrea Urbani, a Roma hanno riaperto i flussi informativi perché i dati spediti dalla regione sono incompleti, ma al momento il dato Lea è quel -23 fissato dal monitoraggio interministeriale.
I FATTORI “ESTERNI” Tutti questi punti configurano gli adempimenti soprattutto tecnici a cui sarà chiamato il nuovo commissario. Che tuttavia dovrà anche calarsi un un contesto nel quale non si muovono fattori “esterni” potenzialmente condizionanti (finora lo sono stati): come le pressioni della sanità privata o gli appetiti della politica (tutta), appetiti che sicuramente saranno destinati a crescere in concomitanza con l’avvio della campagna elettorale. E poi i “tentacoli” della ‘ndrangheta, che sono dovunque e che di recente hanno portato allo scioglimento delle Asp di Reggio Calabria e di Catanzaro, fatto inedito in tutt’Italia. Longo una guerra alla ‘ndrangheta l’ha già fatta: ora gliene tocca, verosimilmente, un’altra.

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