L’abilità ad essere “esperti” o “più esperti” nel nuovo circo mediatico non crea da sola classe dirigente.
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La capacità di “adattarsi” ad una sensibilità diffusa, istantanea ed istintiva piuttosto che meditata e lungimirante (molto spesso senza le competenze necessarie), tramite il veloce ed efficace veicolo dei new media, si è mostrata in grado di agevolare l’ascesa di giovani leadership che i rigidi rituali dei partiti old style, molto critici su valutazioni effimere, non avrebbero consentito. Ma questo non produce automaticamente l’innervarsi sul territorio di un progetto politico che molto spesso manca, o è solo retorica. Né avrebbe consentito mai di scambiare “volontariato” con “lavoro” (è stato fatto in malafede? Non vogliamo crederlo, piuttosto per ignoranza) o mettere a repentaglio la vita dei cittadini in un giorno di festa e di gioia (superficialità, incuria?).
Chi va ad amministrare sa già che si troverà di fronte i servizi da gestire, raccolta rifiuti solidi urbani e depurazione in primis, gli organici ridimensionati, la stella polare delle attività e dei progetti consorziati.
Certo il miracolo non potrebbe farlo neppure Nembo Kid da solo, allora la capacità della “rappresentanza” si esprime nel decidere con competenza, senza improvvisazioni di sorta. L’interesse pubblico viene prima del voto e della preferenza accordata e i cittadini debbono saper leggere la causa dei problemi e i risultati di chi amministra. Ma sia la virtù della competenza che quella della responsabilità presuppongono la conoscenza della politica e delle istituzioni, delle realtà sovracomunali. Aggiungo… servono rappresentanze “autorevoli”.
La democrazia nasce dal basso, ma si sviluppa attraverso il coinvolgimento della cittadinanza, per mezzo della loro partecipazione, grazie alle competenze di ciascuno, alla luce della consapevolezza del suo valore, della responsabilità che tale ruolo richiede, dei diritti e dei rispettivi doveri, curando il territorio, ma anche denunciando il malaffare, ogni abuso di potere che minaccia la qualità del bene pubblico, stigmatizzando la corruzione, la vigliaccheria morale e la delinquenza, là dove ci sono, di chi con il proprio agire minaccia ciò che è pubblico e comune con sdegno verso ogni forma di civiltà e giustizia.
A questo impegno è chiamata una cittadinanza attiva, libera di esprimersi, senza condizionamenti o limitazioni.
Il confronto non deve far paura, né, tantomeno, il rifiuto di misurarsi alla pari con posizioni distanti dalle nostre, poiché l’essenza della democrazia risiede nel confronto, e quanto più la rappresentazione del proprio pensiero è accompagnata dal non ascolto delle altre rappresentazioni, o addirittura da un contrasto aggressivo che deliberatamente rifiuta il confronto, tanto più il solco della incomunicabilità sarà profondo.
Il “cambiamento”, la “svolta”….tanto per usare slogan in utilizzo dalla politica di questi tempi.. devono rappresentare con concretezza un’inversione di rotta.
In una intervista il politologo Marco Tarchi, rispetto agli slogan della politica, diceva che “è una delle tante sciocchezze prodotte quotidianamente dagli esponenti della classe politica, che coprono con le risse la carenza di idee”.
E osservando un certo tipo di comunicazione, “stiamo facendo solo cose buone”, mai vorremmo usare il grido “inconcludenti eppure felici “.
- Alessandra Polimeno – Circolo FdI Bovalino
Capogruppo “Nuova Calabria”