Mar. Nov 19th, 2024

Impegnato principalmente nel contrasto alla ‘ndrangheta, il Brig. Antonino Marino, prima del suo vile assassinio, ha retto per molti anni il comando della Stazione Carabinieri di Platì. Profondo conoscitore della criminalità organizzata locale, ha svolto varie indagini su traffici illeciti e sui numerosi sequestri di persona che in quegli anni rappresentavano una delle principali attività criminali della zona, contribuendo ad assicurare alla giustizia diversi esponenti della ‘ndrangheta. Il 9 settembre 1990, il Brigadiere, mentre si trovava a Bovalino Superiore con la propria famiglia in occasione della festa patronale, fu avvicinato da un killer, il quale, approfittando della confusione che regnava in paese e della concomitante esecuzione di uno spettacolo pirotecnico, gli esplose contro una decina di colpi di pistola, dileguandosi poi nel buio. Nell’agguato furono colpiti oltre al sottufficiale, all’epoca trentenne, anche la moglie incinta e il figlio Francesco di 1 anno, oggi Tenente nell’Arma dei Carabinieri.
Il 2 settembre 1993 al Brig. Marino è stata conferita la Medaglia d’oro al valor civile. Il delitto rimase avvolto nel mistero per oltre 15 anni fino alle rivelazioni del collaboratore Antonino Cuzzola. Secondo le dichiarazioni circa i mandanti e il movente dell’omicidio, ad ordinare il delitto furono esponenti della famiglia dei Barbaro e Antonio Papalia, Insieme con Papalia vennero messi sotto accusa Giuseppe Barbaro, Francesco Barbaro e Giuseppe Barbaro, tutti di Platì; Invece per quanto riguarda il movente, secondo Cuzzola la decisione di uccidere era maturata per motivi di risentimento dovuti alla condotta rigorosa che questi adottava nello svolgimento della sua attività operativa nella cittadina aspromontana.

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