Gio. Ago 15th, 2024

Tigrotto azzurro carta da zucchero si avvicinò alla piazza Camillo Costanzo, il brusio di voci cadde in un silenzio d’attesa.
Come il frinire delle cicale che, al primo rumore nella steppa, diventa tempo sospeso per comprendere cosa accade intorno.
La piazza gremita palpitava all’unisono con le donne in ultima fila che piegavano la testa sul collo teso, in piedi sulle punte, per vedere l’ingresso della vergine da dietro l’angolo, per prime.
Quell’attesa che diventa aspettazione, ansia, inquietudine, fiducia, prospettiva tanto traente da assumere la forma della tensione emotiva.
Ancora qualche metro.
Il mezzo di ferma per aspettare il momento giusto.
Il Maestro della banda batte il tempo col braccio sicuro: “un-due” e da il segnale all’autista che parte.
Entra.
“EVVIVA MARIA” si sente urlare d’ogni parte.
Uno scroscio fragoroso di palmi di mano che battono altrettanti palmi di mano rimbomba in ogni torace confondendosi coi palpiti d’ognuno.
Sfocia la tensione in un pianto liberatorio che commuove anche i cuori degli uomini più duri, mentre Don Pietro De Domenico, si asciuga gli occhi sotto le lenti scure.

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Quel giorno del 1975 c’era un’aria diversa per le strade perchè accadeva un evento mai successo.
La “Donna dalla chioma d’oro” veniva portata in processione alla Marina, in quelle strade a Lei sconosciute, tra quelle vie che vedevano i suoi figli vivere una vita agiata, al passo coi tempi, moderna e diversa da quella vissuta per secoli arroccati sulla vecchia cresta.
Ma quei figli rimasero incantanti tanto quanto, prima di loro, furono i loro avi, nel veder passare quella immagine tanto cara.
Gli occhi lucidi delle donne cercavano lo sguardo della Vergine, nel tripudio festante, sventolando fazzoletti bianchi, come per dirle “sono qui”.

Solo una volta nella storia di Bovalino è capitato che l’Immacolata fosse portata in processione alla Marina.

Dal palco montato in Piazza Camillo Costanzo risuonò l’eco del discorso di Don Pietro De Domenico, priore onorario dell’Arciconfraternita, che con parole vibranti affidò, nuovamente, il popolo bovalinese alla Mamma Celeste.

La radice del nostro Essere, la sorgente del nostro Vivere, la base della nostra Casa.

Quella che nella gioia è “W Maria”, nella tristezza “La Vergine Santa” e nella disperazione è “Mamma Mia.”

Oggi pregheremo tutti insieme la Vergine Madre Celeste. Oggi saremo un unico popolo Unito

 

W Maria

Oggi 1 settembre riaccadrà ancora!

Calabriainforma.com

**ACCADEVA 44 ANNI FA***
quel giorno del 1975 c’era un’aria diversa per le strade perchè accadeva un evento mai successo.
La “Donna dalla chioma d’oro” veniva portata in processione alla Marina, in quelle strade a Lei sconosciute, tra quelle vie che vedevano i suoi figli vivere una vita agiata, al passo coi tempi, moderna e diversa da quella vissuta per secoli arroccati sulla vecchia cresta.
Ma quei figli rimasero incantanti tanto quanto, prima di loro, furono i loro avi, nel veder passare quella immagine tanto cara.
Gli occhi lucidi delle donne cercavano lo sguardo della Vergine, nel tripudio festante, sventolando fazzoletti bianchi, come per dirle “sono qui”.

Domenica 1 settembre, di nuovo, potremo guardare quella statua e riaffermare il nostro ruolo di cristiani testimoni di fede.

***ACCADEVA 44 ANNI FA***

La Madonna, quel giorno, veniva accompagnata da 12 bambine vestite di bianco chiamate “virginegli” che cantavano i canti tradizionali alla Vergine.
Quello che molti non sanno è che su quel carro non c’erano solo queste giovani candide ragazze.
Infatti, su quel carro, nascosti, erano posizionati dei fucili carichi.
Una credenza popolare voleva che la statua, una volta entrata nella territorio di un’altro paese, diventava di proprietà della popolazione che l’accoglieva.
Così, timorosi di un ratto o di qualche presa di posizione da parte della comunità della Marina, gli uomini di Bovalino Superiore partirono armati dal vecchio Borgo, in modo da essere pronti in qualsiasi eventualità.
Oggi una notizia del genere ha solo un valore di cronaca storica, potrebbe addirittura farci sorridere perchè mai e poi mai si penserebbe al rapimento di una statua e a una eventuale resistenza armata, durante un corteo processionario.
Eppure è accaduto, perchè il legame con quella Sacra Effige era viscerale e tanto intenso da condurre, addirittura, a scelte violente se ne occorresse il bisogno.
Oggi, per fortuna la fede si vive diversamente, con il giusto distacco dalla statua di legno e l’esatta vicinanza alla Vergine.

Tra poco, rivivremo un momento di fede intenso, coinvolgente, avendo l’occasione di affidare alla Nostra Mamma Celeste ogni intenzione di voto.

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