Sab. Ago 10th, 2024

L’odissea del punto di informazione turistica dell’aeroporto di Lamezia Terme. Convenzione con la Regione congelata dopo la selezione per un sospetto “affare di famiglia”. Risultato: sei dipendenti senza stipendio da agosto e servizio fermo

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C’è una brutta sorpresa, da sabato scorso, per i turisti di passaggio dall’aeroporto di Lamezia Terme: il punto di informazione turistica Iat (Informazione accoglienza e assistenza turistica) è chiuso. Inevitabile, visto che le sei dipendenti che vi prestano servizio non sono mai state retribuite. Hanno provato a rivolgersi agli enti che hanno voluto la nascita di quello sportello – la Pro loco di Lamezia, che lo gestisce, Sacal, e la Regione Calabria – ma è stato inutile. La loro lettera dell’11 dicembre scorso è accorata: «Dalla data del nostro avviamento al servizio – scrivono – siamo ancora senza alcuna retribuzione stipendiale. (…) Anche arrivare presso la struttura aeroportuale con i nostri mezzi rappresenta un costo che non riusciamo a sostenere. (…) I mezzi con i quali giungiamo all’aeroporto presto saranno finanche senza copertura assicurativa e questo non ci consente la prosecuzione della nostra normale attività. Si tratta di una condizione gravissima, non riusciamo a comprendere come possa essersi verificata». Sarebbe questa la vera informazione da far circolare tra i turisti: benvenuti in Calabria, la terra in cui il lavoro non si paga anche (o specie) se di mezzo ci sono soldi pubblici.

UN AFFARE DI FAMIGLIA Le lavoratrici dello sportello dicono di non riuscire a comprendere come possa essere finita così. Abbiamo provato a farlo noi, utilizzando atti ufficiali e un carteggio tra Pro loco e Regione Calabria.
 Le sorprese non sono poche. E passano – benvenuti in Calabria, di nuovo – per un affare di famiglia che coinvolge il rup (responsabile unico del procedimento) della Cittadella. Per farla breve: il figlio del rup Mariella La Versa ha partecipato alla selezione organizzata dalla Pro loco per reclutare il personale da utilizzare in aeroporto. Non gli è andata bene: da quel momento in poi, alla Regione si è fermato tutto. La burocrazia della Cittadella non ha firmato la convezione che avrebbe sbloccato i pagamenti. Di più: ha iniziato a “interessarsi” molto spesso alle procedure seguite, chiedendo chiarimenti che, a detta della Pro loco, non sarebbero stati necessari. Insomma, una procedura che sembrava avviata a una rapida conclusione, si è inceppata dopo un colloquio non superato. Peggio: neppure iniziato, perché pare che il candidato, al momento di iniziare la valutazione sulle competenze linguistiche, si sia alzato ritenendo inutile la chiacchierata.

PRO LOCO CONTRO REGIONE Quello che è successo dopo è agli atti: uno scontro tra i gestori del servizio e la Regione. Lettere su lettere, con la Sacal a fare da tramite per le lamentele e le richieste di controlli che, letteralmente, piovono dalla Cittadella. La prima risposta della Pro loco (alla richiesta di una figura esperta nel settore della customer satisfaction) comincia a manifestare stupore per la «strana attenzione che viene posta sulle figure in servizio presso lo Iat di Lamezia Terme, soprattutto poiché abbiamo già da tempo provveduto a fornire – ampiamente – tutta la documentazione attestante il pieno rispetto degli obblighi assunti». Altra cosa «singolare» è che la prima ispezione – risale al 28 agosto scorso – «sia stata svolta ad appena tre giorni dalla data di avvio del servizio (…): mi auguro – sono parole di Giusy Ruberto, presidente della Pro loco – che altrettanta vigilanza venga svolta anche nei confronti di tutti gli altri interlocutori della società in indirizzo». Ruberto rilancia, evidenziando le carenze nel servizio che non dipendono dalla Pro loco e chiede che le richieste siano aderenti al contratto. Poi saluta, «in (serena) attesa della prossima “ispezione”». Le richieste continuano e lo scontro sale. La Regione, secondo la Pro loco, sta effettuando un’invasione di campo: chiede di conoscere l’organizzazione interna del servizio. Ruberto precisa comunque «che le notizie richieste – per puro spirito di trasparenza e collaborazione – sono state da tempo già trasmesse in Sacal che, a quanto mi risulta, ha provveduto a inoltrarle alla dottoressa La Versa».

COLPA DI UN COLLOQUIO? Il nome del rup compare spesso in questa comunicazione. Nella chiosa, però, Ruberto replica alle contestazioni sulla customer satisfaction e chiama in causa gli affari di famiglia. Lo fa nel ribadire lo «scrupolo con il quale la Pro loco ha individuato e selezionato i propri operatori, come certamente risulterà personalmente alla dottoressa La Versa, avendo sottoposto a selezione anche il di lei figlio, Marco Rondinelli». È il 6 ottobre scorso. Ma i rapporti tra Regione e Pro loco continuano a peggiorare. Le fatture ci sono ma la convenzione continua a non essere sottoscritta nonostante il servizio sia partito il 24 agosto. Dove stia l’intoppo lo spiega una nota di Sacal: la società che gestisce l’aeroporto «ha assolto a tutte le richieste presentate, fornendo quanto necessario alla definizione della convenzione». È la burocrazia regionale a bloccare un servizio da 100mila euro che potrebbe dare una retribuzione a sei lavoratrici e offrire informazioni utili ai turisti. E tutto, forse, per colpa di un colloquio andato male. Il guaio è che quel colloquio riguarda il figlio di una funzionaria la cui firma potrebbe mutare il corso delle cose. E a pensar male basta un attimo.

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