Dom. Lug 28th, 2024

Ucciso per aver battezzato il bimbo di un briganteLa Corte condannò l’uomo di fede alla fucilazione, che venne eseguita l’11 dicembre 1810

Continua dopo la pubblicità...


CAMPAGNA-ANTINCENDIO-2024_6x3mt-4_page-0001
futura
JonicaClima
amacalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

Anche la comunità bivongese ha accolto con soddisfazione l’annuncio fatto ieri da monsignor Francesco Oliva, amministratore apostolico della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e vescovo della diocesi di Locri-Gerace, dell’imminente beatificazione di don Francesco Mottola che avverrà il prossimo 10 ottobre. Beatificazione disposta da Papa Francesco con decreto del 2 ottobre 2019, che vedrà la presenza del cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione della Causa dei Santi.

A Bivongi con questa ennesima beatificazione ci si domanda, ancora una volta, cosa stia facendo il Vaticano per il suo parroco don Pietro Valenti, martire della fede e del dovere, fucilato dai francesi l’11 dicembre 1810 sol perché non ha rinnegato di aver battezzato il figlio di un brigante.

Dopo la segnalazione fatta al Papa in occasione dei 200 anni dalla sua morte e quella del dicembre dello scorso anno, in occasione della ricorrenza dei 210 anni, con la scheda completa della vita di don Pietro inviata dall’associazione “il Paesano” che, attraverso lo studio di antichi documenti, ha scoperto la vicenda, l’appello per la beatificazione va ora indirizzato al cardinale Marcello Semeraro con la speranza di una risposta positiva.

Brevemente rinnoviamo quanto ha riportato il vescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, nel suo recente libro dedicato ai “Servitori di Dio e del popolo calabro” in cui cita il parroco di Bivongi, don Pietro Valenti, che dopo aver superato il convento dei SS Apostoli e imboccata la strada della montagna che porta alla Certosa di Serra San Bruno, da cui dipendeva il casale di Bivongi, per ottenere alcuni permessi per il suo ministero e per le funzioni natalizie, venne fermato dal brigante Imprigna che gli chiese di battezzare il figlio nato da poco. Don Pietro accettò ma a fine funzione giunse un drappello di soldati francesi che arrestò tutti.

Vescovo Bertolone che, fino a oggi, è stato l’unico uomo di Chiesa a porre attenzione a questo giovane parroco.

«Ma, in ordine di tempo – scrive monsignor Bertolone – il primo prete eroico fu Pietro Valenti, “martire della fede e del dovere”, esattamente l’11 dicembre 1810, nel periodo in cui gli eserciti di Napoleone avevano cacciato dal trono Ferdinando IV di Borbone e, nelle terre del Sud, avevano inviato eserciti per domare la resistenza delle popolazioni locali. Il nostro prete, che era parroco di Bivongi, aveva da pochi giorni battezzato un bimbo “reo” di essere figlio di un “brigante”. Per questo i francesi, che combattevano anche il brigantaggio, dopo un sommario processo a Serra San Bruno, lo condannarono a morte per fucilazione. Ciò accadde l’11 dicembre 1810. Il martire aveva appena 35 anni».

Certamente la Corte non voleva condannare a morte don Pietro, per non applicare su un giovane sacerdote la legge emanata da Murat che prevedeva la fucilazione e, in una pausa del processo, lo convocò in una stanzetta suggerendogli di rinnegare di aver battezzato il figlio del brigante. Il parroco, fermamente convinto della sua verità e del suo credo, conscio della fine che l’attendeva, respinse il suggerimento della Corte perché «non posso negare un sacramento somministrato in osservanza al mio ministero perché significa offendere la mia dignità di sacerdote». A malincuore, dunque, la Corte condannò don Pietro, nato a Bivongi il 9 luglio 1775, alla fucilazione eseguita l’11 dicembre 1810.

Una delegazione di bivongesi il prossimo 10 ottobre sarà nella cattedrale di Tropea per assistere alla beatificazione di don Mottola ma anche per incontrare il cardinale Semeraro e consegnare la scheda sulla breve esistenza di don Pietro che, a distanza di 211 anni, merita maggiore considerazione dalla Chiesa.

Print Friendly, PDF & Email