Lun. Ago 5th, 2024

In occasione del Bicentenario dei Greci di Calabria si comunica che il 9 agosto alle ore 21, in Piazza delle tre Chiese, nella splendida cornice di Gerace (RC), si terrà un dialogo sotto le stelle sul libro “LA VERA ORIGINE DELLE FIABE. Gli ultimi frammenti di un mondo perduto” con l’autore Paolo Battistel e il bravissimo docente d’area grecanica Pasquale Casile toccando i temi delle fiabe e del mito tra mondo grecanico e mondo del Nord. Partecipa al dibattito il maestro Tony Custureri, modera la presidente dell’associazione culturale “Leggendo Tra Le Righe” Marisa Larosa.
Saluti istituzionali del sindaco Giuseppe Pezzimenti.
Le fiabe, che la società moderna ha rinchiuso a forza nella stanza dei bambini, sono molto più antiche di quello che possiamo lontanamente immaginare e nascondono un volto segreto: sono ciò che rimane di antichi miti precristiani diffusi in Europa durante l’antichità e il Medioevo. Queste narrazioni sopravvissute agli stessi popoli che le avevano generate vennero censurate ed epurate dalla cultura cristiana trasformandole in seguito in racconti per l’infanzia.
Paolo Battistel, studioso di miti e leggende, metterà in luce l’antico significato delle fiabe e i rituali pagani ancora presenti dietro il primo livello di lettura di questi racconti. Sopravvissute agli stessi popoli che le avevano generate, le fiabe vennero infatti censurate ed epurate dalla cultura borghese benpensante trasformandole in “semplici” racconti per l’infanzia. “C’era una volta…” vale solo per gli italofoni, “  Una volta c’era… Èna vviàggio ìche… [  Ένα ββιάggιο είχε…]” invece è la formula utilizzata dagli ellenofoni calabresi, commenta Pasquale Casile; è una chiave culturale, per aprire luoghi, personaggi, miti e simboli, appartenenti allo spazio eco-linguistico della Calabria Greca. Narade, lamie, sirene, lupi, principesse e draghi, non sono uguali dappertutto, anche se sono figure archetipali. Ogni popolo le rappresenta con delle piccole varianti legate al luogo d’origine e alla memoria linguistica del territorio. Che cosa sono allora le fiabe? Sono – come ci dice Paolo Battistel – cristalli di luce di un mondo che credevamo perduto, ma che ci portiamo dentro sin da quando eravamo nel grembo materno, ancor prima di nascere. Della loro luce non possiamo fare a meno, perché, al pari di quella delle stelle, illumina il sentiero della nostra anima. Osserva Pasquale Casile: “Fateci caso, percepiamo questo magico lucore, giunti al crepuscolo, denominato in greco e greco calabro  Licofossi – che non significa “fossa dei lupi”, come scrive il Rohlfs (  Dizionario Onomastico e Toponomastico della Calabria, p. 158), ma deriva dal gr. λυκόφως “luce del lupo” (toponimo di Bova) – quando si risvegliano in noi i nostri ricordi ancestrali e sentiamo il bisogno di raccontare e di (ri)ascoltare le storie degli antenati, specialmente d’inverno, davanti al focolare. Ecco che la notte s’illumina e vediamo la Narada, e il Figlio della Narada, Rocco Saddhi (cs’ addhi= dell’altra, ossia della Narada), creatura dalla bruttezza proverbiale, in grado di far abortire alla sola vista, donne e animali; Rocco Saddhi, sostituito di nascosto col figlio naturale di una donna di Roccaforte del Greco (gr. cal. Vunì), mentre lavava i panni in contrada Surva. Rocco Saddhi – narra la fiaba – aveva un piede asinino e guardava sempre all’insù ed è, con tutta probabilità, l’unico caso di Figlio di Narada che troviamo in ambito ellenico, di cui viene registrato nome e cognome; pensate all’importanza della nostra tradizione letteraria, sia scritta che orale, se questi dati, davvero singolari, emergessero nell’interezza e fossero oggi studiati, comparati e resi noti, in ambito internazionale dagli esperti in materia, come il nostro Paolo Battistel, potremmo davvero rimettere al centro del dibattito culturale nazionale ed europeo, la nostra civiltà italo-greca. Il  Bicentenario del Riconoscimento della Lingua Greca di Calabria è quindi un’occasione davvero irripetibile, per fare luce sui tanti, innumerevoli aspetti della nostra cultura, rimasti finora nell’ombra di quello che io chiamo l’imperante  pregiudizio minoritario. Noi Greci di Calabria siamo invece maggioranza culturale.
Paolo Battistel, laureato in filosofia con tesi in mitologia, è profondo conoscitore dei miti e delle leggende precristiane. Vanta numerose collaborazioni con testate giornalistiche e trasmissioni televisive nazionali e locali. Ha scritto una raccolta di fiabe dal titolo Lu Barban, il diavolo e le streghe e un saggio di storia dal titolo Il mistero della Roccaforte dei Rosacroce. Insieme a Enrica Perucchietti ha pubblicato tre saggi d’argomento mitologico Il sangue di Caino, I figli di Lucifero e Il dio cornuto. Ha scritto inoltre il saggio letterario J.R.R. Tolkien, il lungo sentiero tra ombra e luce. Vive e lavora a Torino come scrittore, docente ed editor.
Pasquale  Casile,  nato  a  Melito  Porto  Salvo  (RC)  nel  giugno  del  1973,  si  è  laureato  in  Lettere Moderne presso  l’Università di  Messina. E’ uno dei maggiori  studiosi – critici – militanti  della questione grecanica. Ha  pubblicato con l’IRSSEC (Istituto Regionale Superiore degli Studi Elleno – Calabri)– di cui attualmente è membro del CDA – i primi due numeri dei “Quaderni di cultura greco-calabra”. È stato borsista presso l’Università di Atene. Ha tenuto corsi di lingua grecanica nel le scuole primarie e secondarie, collaborando in videoconferenza, con l’Università di  Creta  (Eraklion).  Ha  lavorato  per  conto  della  Provincia  di  Reggio  Calabria  allo  Sportello Linguistico di Bov a, come interprete e traduttore di lingua greca e greco- calabra. Ha scritto e tradotto racconti in grecanico e pubblicato il libro “Dèi e Zangrèi”, con il quale ha voluto offrire una risposta plausibile al tema delle origini “ex temporibus antiquis” del greco bovese. Vive a Gerace (RC) dove è giunto, come gli antichi Locresi, seguendo il volo dello sparviero.
Libri pubblicati:
Giovanni La Motta – Rivoluzione Calabrese: Ricordanze inedite di un patriota fuorilegge
(Reggio Ca labria 1819 – Corfù 1881)
Dèi e Zangrèi: La lingua ferita, l’identità negata. Gli Elleni di Calabria e i Lombardi di Sicilia.

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