Ven. Ago 9th, 2024

Qualcuno dovrà pur dirlo, ma Massimo Misiti dovrebbe dire le cose come stanno, prima di dimettersi con delle classiche e già sentite scuse. La verità è che il M5S nel Consiglio regionale della Calabria è fonte di imbarazzi, nonché attanagliato da una questione morale  che si ostina a tentare di nascondere sotto il tappeto del salotto buono dei palazzi che ormai si ama assiduamente frequentare.

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Principi e valori originari del Movimento palesemente accantonati, Statuti, regolamenti e codici etici in Standby. La Calabria sul punto è e rimane zona franca.

Da un lato un consigliere regionale, Francesco Afflitto, che pare abbia mentito agli elettori sul suo curriculum (e, stante quanto afferma egli stesso, probabilmente anche in processi di mafia) e non ha mai preso le distanze (politiche) dai clan del suo territorio e che guida la commissione regionale di vigilanza, tra le meno attive, ma tra le più subalterne alle esigenze di Forza Italia.

Dall’altro il capogruppo, Davide Tavernise, che tra nomine di costosissimi portaborse e contratti di collaborazione ha costruito una gioiosa macchina da guerra clientelare che ha permesso di far superare alle parlamentarie la trapiantata Vittoria Baldino, che oggi siede proprio a fianco al Presidente Giuseppe Conte alla Camera dei Deputati.

Lo stesso capogruppo che durante le sedute consiliari si lascia andare a romantici strali nei confronti del Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, come “lei è il miglior presidente che la Calabria possa avere” o “il M5S è a sua disposizione” o, ancora, “ha il mio numero, mi chiami”.

Un Movimento 5 stelle, quindi, scendiletto della maggioranza di centro destra che, ad ogni uscita, suscita divertita ilarità nelle altre forze politiche sia nell’aula che nelle commissioni consiliari, ma che consente anche ambiguità come un assessore, iscritto e già esponente del Meetup locale, in una giunta di centrodestra a Cirò Marina.

Un Movimento 5 stelle fatto di eletti che parlano tra di loro ma che ha smesso di parlare ai calabresi, preferendo riunioni chiuse nei Grand Hotel piuttosto che le piazze, le emozioni, lo spirito critico e la voglia di riscatto.

Che da alternativa al sistema presentatasi agli elettori nel settembre 2021 si sia divenuti tappezzeria scolorita nei palazzi Massimo Misiti lo sa’ bene, essendo stato attanagliato fin dal giorno della sua nomina tra i desiderata di questo o quel eletto (anche non rieletto).

Il radicamento territoriale è stato abortito sul nascere e le sue dimissioni rappresentano certamente una sconfitta, ma lo è ancor di più il maldestro tentativo di celare i reali motivi, come se l’attivismo fosse composto da automi buoni solo a clickare online o scaldare sedie agli eventi.

Alessia Bausone – ex candidata regionale del M5S

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