Gio. Ago 15th, 2024

«È giunta l’ora di dire basta alle false notizie della politica e dei politici. In Calabria la politica continua a gettare fumo negli occhi della gente. È giusto però che si sappia, viste le false promesse finora fatte negli ultimi decenni sulla Statale 106, che questo modo di fare politica non fa più presa su nessuno, tanto meno sui giovani elettori». Tra le navate della chiesa matrice di Roccella ad alzare la voce è stato don Francesco Carlino, parroco di Roccella, che nella giornata della Liberazione ha presieduto un momento di riflessione, approfondimento e confronto sulla “strada della morte”.

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L’interessante iniziativa è stata organizzata dall’associazione “Basta vittime sulla Strada Statale 106” insieme a don Carlino, in una comunità segnata negli ultimi mesi da tragici incidenti avvenuti nel tratto tra Roccella e Soverato. All’incontro hanno preso parte il sindaco Vittorio Zito, il presidente dell’organizzazione di volontariato Leonardo Caligiuri e Fabio Pugliese già suo presidente e fondatore, autore del libro, incentrato, appunto, sulle problematiche della Statale 106, “Ecco chi è Stato”. Erano anche presenti diversi familiari delle vittime roccellesi della Statale 106 a cui Caligiuri, ha consegnato un riconoscimento.

Dopo i saluti del primo cittadino roccellese Vittorio Zito («Per risolvere le problematiche che da anni affliggono la Statale 106 è necessaria una ferma volontà politica. Visto che non esistono, caso unico in tutt’Italia, altre arterie alternative degne di tale nome, continuare, sul piano viario, a non ammodernare la Statale 106 non è più tollerabile, nè accettabile»), ad alzare i toni è stato proprio don Carlino: «In Calabria – ha detto – per essere credibile la politica dovrà raccontare la verità e finirla di prendere in giro i calabresi. E’ giunta l’ora – ha aggiunto – di avere più coraggio e dire no ai politici che vendono fumo, e soprattutto a quelli che is alleano con la ‘ndrangheta. Se non si cambierà registro – ha concluso don Francesco – la Calabria e i calabresi sono destinati a rimanere gli ultimi in tutto«.

«Nell’intera provincia di Reggio sulla 106 – ha esordito Fabio Pugliese che ha snocciolato numeri davvero allarmanti – negli ultimi 5 anni le vittime sono state 33 di cui 21 nel solo tratto della Locride. Si dirà che tutto questo non è colpa della strada ma di chi guida. Ciò in parte è vero. Purtroppo noi calabresi, sulla jonica, continuiamo a commettere il terribile errore di utilizzare le auto o le moto per spostarci mentre invece dovremmo usare asini e cavalli: gli unici mezzi di spostamento sicuri e adatti all’attuale strada Statale 106». Secondo Pugliese, infatti, c’è anche il problema della «mancanza di volontà della politica di finanziare i progetti già esistenti da decenni per l’ammodernamento a quattro corsie della Statale 106 nella Locride e n basso Soveratese. Basti pensare – ha aggiunto – che il progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale tra Locri e Reggio (megalotto 10 e megalotto 5), è stato redatto e approvato già da 20 anni e l’intervento pari a circa 3 miliardi di euro non è stato mai finanziato. Così come esistono un progetto preliminare e uno studio di impatto ambientale già redatto ed approvato da 20 anni sul tratto tra Roccella e Catanzaro (megalotto 7): l’intervento, per una estensione di circa 44 chilometri e un importo di 1,6 miliardi, non è mai stato finanziato».

«Per arrivare a Roccella da Calopezzati (il mio paese in provincia di Cosenza) – ha puntualizzato Pugliese – ho percorso la Statale 106. Oltre i tempi (circa 4 ore per 213 chilometri!), una volta arrivato a Davoli (Catanzaro), sono stato costretto a superare i ponti Alaca, Gallipari, Vodà, Ponzo, Munita e Assi. Si tratta di ponti costruiti dal governo fascista che ancora oggi, nel 2022, costituiscono l’unico fondamentale attraversamento. Senza questi ponti realizzati da Mussolini noi oggi non avremmo alcuna possibilità di percorrere la costa jonica calabrese tra Roccella e Catanzaro. È questa, purtroppo – ha concluso Pugliese – la triste realtà».

FONTE GAZZETTA DEL SUD

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