di Vito Pirruccio
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Di solito mi occupo di scuola, materia che in qualche modo maneggio con più sicurezza. Oggi, però, desidero riflettere su un problema che vivo da utente e da interessato osservatore, ma spero, comunque, di sapere usare lo strumento del buon senso.
Da parecchio tempo, come ho avuto modo di precisare al Sindaco di Camini a margine di un servizio televisivo sulla scuola, vediamo sulle nostre strade il moltiplicarsi di postazioni mobili o fisse di controllo elettronico della velocità. Certo la salvaguardia della vita è il primo compito nobile che il Creatore ci ha affidato e qualsiasi azione da parte degli amministratori tesa a salvaguardare il bene supremo è apprezzabile e va perseguita con determinazione. Ma proprio perché si tratta di un’azione nobile, non va sciupata per secondi fini e in quanto nobile, come tale, va percepita dall’opinione pubblica. Però, se puzza di secondi fini non è ardito far ricorso alla lingua tagliente del Presidente Giulio Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Solo per circoscrive il discorso e per renderlo più vicino alla realtà dei nostri lettori, focalizzo l’attenzione sulle “trappole dell’autovelox” poste sul tratto di strada che da Camini porta a Siderno. Venticinque chilometri di strada urbanizzati, in molti tratti, secondo lo stile del “non finito jonico” e con regole urbanistiche alquanto bizzarre e fuori da ogni logica costruttiva. Di questo scempio della costa gli amministratori che si sono succeduti nel tempo non possono certamente vantare alcuna indulgenza. Si è gridato ogni tanto allo scandalo dell’abusivismo, ma l’amministratore di turno ha ingoiato il rospo dello stato di necessità e nessuno ha mai fatto nulla. Persino la tassazione su questi immobili “sfugge al controllo”, pur essendo evidente la vasta platea degli abusivi. E allora le casse comunali piangono, ma i rimedi sono tiepidi con i contribuenti diretti per paura di perdere il consenso paesano.
Sul tratto di strada che ho preso come punto di osservazione e di riflessione basta farsi una passeggiata necessariamente alquanto lenta (I famosi 70km/h si alternano ad ogni piè sospinto ai 50km/h e persino ai 30 km/h) e costatare quanto segue:
- Senso di marcia tratto di SS 106 Roccella Jonica-Caulonia: nel Comune di Caulonia 36 uscite di immissione poste sulla sinistra (a destra insiste la ferrovia) e strisce tratteggiate che consentono, quindi, sia il sorpasso osservando i limiti e sia di svoltare a sinistra. In parallelo insiste la strada complanare comunale;
- Imbocco strada di accesso nel Comune di Marina di Gioiosa Jonica proveniente da Roccella Jonica: 6 innesti laterali da inizio-fine curva prima di immettersi nel rettilineo di accesso alla città e altri quattro a seguire nel punto in cui, di solito, viene posizionato l’autovelox. I due sensi di marcia sono affiancati da altrettante strade comunali;
- 500 metri del tratto tra Marina di Gioiosa Jonica-Siderno ricadenti nel Comune di Grotteria, paese collocato in larga parte all’interno e con accesso territoriale al mare su tale striscia limitata di territorio: muri di palazzi ed esercizi commerciali costruiti nel periodo di grazia dell’esplosione faraonica edilizia con regole tutte discutibili e con una sfilza di accessi diretti sulla strada classificata, a valutazione degli amministratori del luogo, a rischio e, quindi, sorvegliata speciale mediante l’utilizzo di autovelox mobili (Da un anno a questa parte, però, non mi è capitato di vederne più alcuno).
Sono tre punti di osservazione che, visto lo stato dell’arte, la dicono lunga sul dilemma che mi rimugina dentro: installazione di autovelox per prevenire il pericolo o per fare cassa?
Se, come sono certo, l’azione degli amministratori chiamati direttamente in causa poggia sulla ferma volontà di salvaguardare la vita delle persone, allora si abbia il coraggio di mettere mano agli innesti/intersezioni stradali che, come da casistica, sono “assieme alla velocità le maggiori cause di incidenti” (A proposito: questi innesti carrabili da chi sono stati autorizzati e con quali modalità? Sono tutti legittimamente documentabili? ANAS e Prefettura sono a conoscenza? Ci sono opere/interventi realizzati abusivamente lungo questi tratti pericolosi e vi sono eventualmente in corso interventi di ripristino e/o demolizione?).
Se l’installazione di autovelox su questi tratti ampi di strada si rende necessaria per l’alto stato di pericolo, perché non separare i flussi di traffico con divisori mediani spartitraffico? È stato separato anni fa con pesanti strutture spartitraffico il ponte sul Torbido, per limitare la sede stradale per il transito delle automobili dal camminamento pedonale e ciclabile e reso il passaggio delle auto alquanto stretto e senza alcuna corsia di emergenza, perché, se si valuta necessario l’autovelox sul restante breve tratto ponte-uscita dal territorio di Grotteria, non vengono installati blocchi di separazione di carreggiata? Sarebbe fattibile, più logico e si alzerebbe di molto il livello di sicurezza di questo breve tratto stradale.
Tutti questi interrogativi di buon senso, ma che non trovano riscontro tra gli amministratori dei comuni interessati, fanno scattare l’istinto umano del sospetto che non è assolutamente l’anticamera della verità, ma che svela qualche briciolo di furbizia a carico degli amministratori. Una furbizia spesso non sempre velata perché, se si è latitanti nella prevenzione, nel controllo e nella vigilanza a monte; se si è incapaci o volutamente omissivi sul fronte della riscossione dei tributi locali; se si è omissivi nel colpire gli autori degli abusivismi edilizi dilaganti, tutti temi di forte impopolarità, è chiaro che viene il sospetto che si voglia far cassa con le tasche di tutti gli automobilisti di passaggio nei posti strategici di frattura. Il passo-sospetto a questo punto è breve nel pensare si vogliano restaurare a suon di euro i mitici “passi doganali delle baronie medievali”.
La politica ci ha abituato, purtroppo, ad avere a che fare con gente che si crede furba e pensa di fregarci “sempre al momento giusto, nel posto giusto, col sorriso giusto”. Sarebbe il caso di utilizzare letteralmente l’espressione forte della fonte originaria che non replico per non tradire l’impegno dell’appartenenza al gruppo di docenti per la gentilezza. Ma avete capito lo stesso.
P.S.
Come i lettori avranno constatato, qualche Comune della fascia costiera presa in esame non risulta nell’elenco dei “passi doganali” per limiti di velocità. Eppure, l’assetto stradale è simile e sull’intero percorso insiste lo stesso volume di traffico. Lo chiedo ai sindaci neo-baroni doganali, anche, se di provenienza proletaria: “Questi vostri colleghi amministratori limitrofi sono distratti o non hanno bisogno, come voi baroni con autovelox al seguito, di rispolverare gli strumenti delle vetuste casate medievali?”
Misurarsi su questo terreno è, anche, indice di buona amministrazione. Non vi pare?