Mar. Lug 16th, 2024

Dalle nomine di Savaglio e Ultimo nella sua giunta alle scelte di manager e grand commis: le scelte della presidente e l’idea di cambiare l’immagine della regione

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Anticonformista, a tratti spiazzante, spesso “spiccia” nelle sue decisioni e sostanzialmente autonoma nelle scelte. Sono stati questi i tratti che hanno accompagnato Jole Santelli in questi otto mesi alla guida della Regione, prima donna presidente nella storia della Calabria. Mesi duri, perché oltre alle tante emergenze che storicamente assillano la Calabria Santelli ha dovuto fin da subito fronteggiare l’emergenza da Covid 19.
Il coronavirus in Calabria non è stato violento come in altre parti d’Italia ma l’allarme è stato chiaramente recepito da Santelli, che, alla luce delle distorce condizioni dell’economia regionale e di una sanità ha avuto un approccio alla pandemia comunque molto rigoroso e pragmatico: con la sua Giunta è stata una delle prime ad adottare misure di sostegno al tessuto produttivo colpito dal lockdown, è stata una dei primi governatori a ripristinare l’obbligo della mascherina all’aperto, salvo cadere, a fine settembre, in contraddizione con la linea rigorista facendosi filmare in una tarantella parecchio affollata per festeggiare l’elezione di una fra amica quale sindaco di un Comune del Cosentino. Ma Santelli è stata anche pronta a chiudere i confini della propria regione per ridimensionare il temutissimo contagio di ritorno e, alla vigilia di Ferragosto, la prima governatrice a chiudere le discoteche anticipando il governo nazionale, con ili quale il rapporto è stato a tratti anche conflittuale.
A fine aprile, infatti, Santelli ha ingaggiato una dura polemica con Palazzo Chigi firmando un’ordinanza che riapriva bar e ristoranti all’aperto, un “braccio di ferro” finito davanti al Tar, che darà ragione al governo. Al di là del fatto in sé, l’episodio comunque ha svelato un altro dei tratti distintivi dell’operato di Santelli, che ha impresso al suo ruolo di presidente della Regione un “taglio” nazionale, derivante dai 20 anni e più di presenza nei più alti palcoscenici della politica italiana, con un militanza berlusconiana e forzista ma mai radicale e sempre incline al dialogo con la controparte politica: in questo filone nazionale si possono comunque comprendere alcune scelte “strategiche” indirizzate a personalità non calabresi – «per il bene della mia terra guardo anzitutto ai curriculum», dirà un giorno – come quelle di “grand commis” ministeriali come il segretario generale della Giunta, Maurizio Borgo, o il dg della Sanità, Francesco Bevere, e quella del giornalista e autore tv Giovanni Minoli quale commissario della Calabria Film Commission, fondazione che per Santelli doveva servire a veicolare il messaggio di una regione nuova, «dai mille colori», non solo quelli negativi. Mesi comunque non facili, quelli alla guida della Regione, anche per gli altalenanti rapporti con i partiti alleati, Lega e Fratelli d’Italia, spesso “spiazziati” dalla sua autonomia: in politica dagli albori di Forza Italia, Santelli ha sempre rispettato i partiti ma non si è mai fatta eccessivamente condizionare e tanto meno fagocitare dalle logiche “cencelliane” ancora molto di moda in Calabria.
Lo ha dimostrato in occasione del varo della sua Giunta, avvenuta a metà marzo, quasi due mesi dopo il trionfo alle Regionali e un mese dopo la sua proclamazione come governatrice, il 15 febbraio, giusto otto mesi fa: oltre ad assessori di chiara espressione partitica, Santelli ha nominato volti assolutamente nuovi e inediti, come la scienziata Sandra Savaglio all’Istruzione, Sergio De Caprio più conosciuto come “Capitano Ultimo” all’Ambiente, e, come suo vice, Nino Spirlì, uomo di cultura molto legato a Matteo Salvini e molto controverso, perché al tempo stesso omosessuale dichiarato e fervente cattolico. E sarà proprio Spirlì a raccoglierne il testimone fino alle prossime elezioni. (a. c.)

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