Mer. Lug 17th, 2024

I membri della commissione per le incompatibilità del Consiglio superiore della magistratura hanno avviato le loro attività nel capoluogo. Il capo della Dda ascoltato per tre ore. Domani il turno del prefetto del capoluogo e del procuratore capo di Vibo

Continua dopo la pubblicità...


futura
JonicaClima
amacalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

Un’audizione fiume quella che il procuratore Nicola Gratteri ha tenuto davanti ai consiglieri della prima commissione del Csm. Dalle 16 alle 19 il capo della Dda di Catanzaro ha parlato con la commissione per le incompatibilità. Poco meno di 20 minuti di pausa dopo i quali Gratteri è tornato nell’aula Magna della Corte d’Appello con un grosso faldone di fogli. Hanno avuto inizio alle ore 16 di lunedì pomeriggio le audizioni da parte dei componenti della prima commissione del Consiglio superiore della magistratura (commissione per le incompatibilità) presieduta da Sebastiano Ardita (nella foto in basso). Lo scopo dell’arrivo del Csm è dedicata a procedere ad una ricognizione complessiva delle condizioni ambientali all’interno degli Uffici giudiziari di Catanzaro all’indomani trasferimento d’ufficio dell’ex procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, oggi sostituto procuratore generale a Torino. Una decisione presa dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura il 27 gennaio e resa esecutiva in tempi celerissimi: il 31 gennaio successivo Lupacchini si è insediato nel capoluogo piemontese. Alla base del trasferimento l’incompatibilità tra il procuratore generale e l’Ufficio di Procura guidato da Nicola Gratteri. Nell’aula magna della Corte d’Appello di Catanzaro la commissione ha accolto il presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso, il rappresentante dell’Avvocatura generale a Catanzaro Beniamino Calabrese e il procuratore della Repubblica nel capoluogo Nicola Gratteri.
Dopo pochi minuti Introcaso e Calabretta hanno lasciato l’aula e l’audizione ha avuto inizio con l’ascolto del procuratore Gratteri.
Secondo quanto si apprende tra lunedì e martedì è previsto che la prima commissione del Csm ascolti anche il prefetto Francesca Ferrandino e il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo, in qualità di pubblico ministero che ha condotto, ab origine, le indagini del procedimento “Rinascita-Scott” che lo scorso 19 dicembre hanno portato a 334 misure cautelari contro le locali di ‘ndrangheta del Vibonese. Proprio l’inchiesta è stata una pietra angolare della vicenda che ha portato al trasferimento dell’ex procuratore generale.
All’indomani dell’operazione “Rinascita-Scott”, il procuratore generale, intervistato dal TgCom24 aveva reso dichiarazioni considerate denigratorie riguardo al procuratore Gratteri e ai suoi magistrati. «Tutte queste operazioni – ha affermato Lupacchini – segnano il fallimento della prevenzione e di fatto sono la celebrazione dell’insuccesso di attività preventive a cui la magistratura deve mettere una toppa», è stata una delle dichiarazioni alla quale è seguita “l’accusa” di non essere stato avvisato dell’operazione, la quale è stata anticipata di 24 a causa di una fuga di notizie che aveva indotto alcuni degli indagati a darsi alla fuga. Lo stesso boss Luigi Mancuso è stato tratto in arresto mentre si trovava su un treno.
«Sebbene possa sembrare paradossale, non so nulla di più di quanto pubblicato dalla stampa, in quanto c’è la buona abitudine da parte della Procura distrettuale di Catanzaro di saltare tutte le regole di coordinamento e collegamento con la Procura generale. Non siamo stati assolutamente portati a conoscenza prima della vicenda, ma non ci interessava saperne nulla. Non ne siamo stati portati a conoscenza dopo. I nomi degli arrestati e le ragioni degli arresti, in una sintesi estrema, li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione della stampa, che è molto più importante della Procura generale da contattare ed informare». Parole che avevano scatenato la reazione dell’Associazione nazionale magistrati e di varie correnti della magistratura che hanno giudicato «allarmanti» le dichiarazioni del procuratore generale.

Print Friendly, PDF & Email