Lun. Lug 29th, 2024

Nelle prossime ore la decisione dei giudici sul divieto di dimora a Riace per il sindaco sospeso. La Cassazione ha ridimensionato le accuse chiedendo di rivalutare il provvedimento

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Si è conclusa l’udienza di fronte al Tribunale del Riesame di Reggio che, per ordine della Cassazione, dovrà valutare se prolungare o meno l’esilio imposto a Domenico Lucano. Il sindaco sospeso di Riace non era presente in udienza, ha preferito attendere a distanza il verdetto che tuttavia potrebbe arrivare solo in serata o domani. Dal 14 ottobre scorso, Lucano per ordine dei magistrati può stare ovunque, meno che nel borgo della Locride divenuto simbolo mondiale dell’accoglienza. Un provvedimento che per ordine della Suprema Corte dovrà però essere rivalutato e secondo precisi criteri fissati in una sentenza che ha ulteriormente indebolito il quadro accusatorio a carico di Lucano.
Per la Cassazione sulle presunte irregolarità nell’assegnazione degli appalti per la differenziata, sostanzialmente gli indizi non ci sono. Al contrario, tutto è stato fatto in modo regolare e secondo norma perché è la legge a prevedere «l’affidamento diretto di appalti» in favore delle cooperative sociali «finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate» a condizione che gli importi del servizio siano «inferiori alla soglia comunitaria».
E anche sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina contestato a Lucano la Cassazione ha da ridire. In quel caso, gli indizi ci sono, ma solo in un singolo caso, quello relativo alla vicenda Lemlem Tesfahun. Lucano avrebbe aiutato la donna nel tentativo (in seguito fallito) di farsi raggiungere dal fratello in Italia, grazie ad un matrimonio di comodo. O almeno, sottolineano i giudici, questo si evince dal materiale probatorio per il quale la difesa ha proposto una lettura alternativa che però dovranno essere i giudici di merito a valutare. Di certo però si tratta di un singolo caso, per valutare il quale dovrà essere pesata «la relazione affettiva fra i due» e di certo non basta per sostenere il rischio di una possibile reiterazione del reato.

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