“La trasformazione dell’area dell’ex polo chimico di Lamezia Terme in una struttura destinata ad essere sede di studi cinematografici è una opportunità costruita con coraggio, lungimiranza e determinazione da un visionario appassionato come il giornalista Giovanni Minoli. È la dimostrazione tangibile del fatto che le opportunità di cambiamento crescono direttamente su questo territorio come fiori tra il cemento, ma servono le persone giuste al posto giusto per fare spazio alla speranza tra le crepe”. È quanto si legge in una nota sottoscritta dai componenti del Centro Studi politico-sociali “Don Francesco Caporale”, Daniela Tolomeo, Elena Grimaldi, Carolina Citrigno, Francesco Saverio Macrina, Pietro Donato Ippolito, Francesca Forte, Fabio Impera, Domenico Lomanni e Giulio Carchidi; il presidente dell’associazione “Venti da Sud” Antonio Garcea e di “Liberamente Calabria”, Carlo Piroso.
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“Avremo degli studios in grado di ospitare grandi produzioni sia per il grande schermo che per la tv, avremo un sogno da regalare ai nostri giovani – si legge ancora nella nota del Centro Studi politico-sociali “Don Francesco Caporale”, di “Venti da Sud” e “Liberamente Calabria” – e lo dobbiamo ad un uomo che non ha scelto la Calabria per arricchirsi sulle spalle dei calabresi. Basta avere un minimo di onestà intellettuale per riconoscere che le polemiche, non nuove, sui compensi, sono solo un modo per alzare una cortina di fumo volta a screditare il lavoro di una squadra su un progetto che potrebbe davvero creare economia e crescita sociale puntando sull’industria del terzo millennio. C’è una grande richiesta di contenuti a cui la Film Commission sta già cercando di rispondere mettendo a bando milioni di euro che sono una opportunità per giovani talenti, registri, documentaristi, produttori calabresi”.
“L’area interessata è la ex Sir di Lamezia, una delle ‘cattedrali nel deserto’ che negli anni ‘70 avrebbero dovuto garantire il boom industriale del Mezzogiorno ma oggi in stato di abbandono – conclude la nota di Centro Studi politico-sociali “Don Francesco Caporale”, di “Venti da Sud” e “Liberamente Calabria” – allora perché non essere soddisfatti del fatto che la Regione ha colto l’opportunità di restituire uno scopo a quel contenitore vuoto? Una seconda possibilità concessa dalla storia, per la storia della nostra regione. Ma forse è più facile attivare la macchina del fango, come avevamo anticipato, parlando di sprechi, di loschi disegni, di assalto alla diligenza, magari con la speranza di dirottare quelle risorse altrove, o peggio ancora di spegnere quella speranza di rinnovamento e lasciare la Calabria e i calabresi chiusi, tagliati fuori da ogni nuovo orizzonte. Quelli che non si rassegnano al solito copione del “poteva essere fatto” ma tutto è sfumato in un altro progetto insabbiato, devono continuare a parlare di questa bella storia fatta di speranze e prospettive, e di un non calabrese che crede in questa terra più di noi”.