I cardini del nuovo atto aziendale approvato dopo 5 anni: dialogo e assistenza primaria. Percorso integrato dalla prevenzione agli ospedali
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Sarà il passo della svolta? C’è grande interesse intorno al nuovo piano aziendale dell’Asp, che arriva dopo 5 anni di attesa. È vero che dopo l’approvazione, avvenuta a metà marzo, il governatore-commissario della sanità regionale, Roberto Occhiuto, ha fatto slittare i termini a 30 giorni dopo l’adozione dei provvedimenti regionali in itinere sulla rete territoriale e ospedaliera, ma di fatto la nuova “impalcatura” dell’Asp è già ufficiale con la pubblicazione sull’albo pretorio. Fra l’altro il documento di programmazione è stato sottoposto a tutti i sindaci della provincia, con un incontro all’Ordine dei medici prima della firma della commissaria Lucia Di Furia.
Le linee guida
Quattro i “pilastri” su cui si basa l’atto aziendale pubblicato. Il primo, testuale: «Rafforzamento del centro strategico dell’Azienda, al duplice scopo di promuovere logiche di gestione ispirate ai principi di efficienza, efficacia ed economicità; e, nel contempo, di governare con una direzione unitaria i grandi processi di trasformazione che stanno cambiando il volto della Sanità pubblica (transizione digitale, telemedicina, Pnrr, nuovi modelli di sanità territoriale, necessaria tutela delle fragilità, etc…). Tale necessità ha implicato anche la riprogettazione delle strutture che compongono la direzione strategica e la riconfigurazione del dipartimento tecnico-amministrativo, chiamato a gestire procedure sempre più complesse e altamente specialistiche». Secondo punto: «Definizione di un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria in grado di individuare standard organizzativi uniformi su tutto il territorio, per garantire il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza – Lea». Terzo: «Individuazione delle priorità di intervento in un’ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche (sanità di prossimità, prevenzione e sanità territoriale, integrazione ospedale- territorio, anche attraverso le cot, le case della comunità, gli infermieri di comunità, gli ospedali di comunità)».