I ragazzi aggressivi che bullizzano i loro coetanei potranno essere obbligati a compiere «azioni riparative» nei riguardi delle loro vittime, oltre a seguire percorsi educativi per fargli recuperare l’empatia verso il prossimo. E’ uno dei punti più incisivi della legge di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, approvata all’unanimità dall’Aula della Camera e che ora passa al Senato.
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Si tratta della prima legge di iniziativa parlamentare ad essere approvata in questa legislatura. Rispetto alle iniziali tre proposte di legge (di Avs, Fi e Fdi), i gruppi hanno trovato l’intesa espungendo gli aspetti penali, e puntando sugli aspetti preventivi, educativi e rieducativi. «Per ‘bullismò – afferma il testo – si intendono l’aggressione o la molestia reiterate, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, in danno di un minore o di un gruppo di minori, idonee a provocare sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione, attraverso atti o comportamenti vessatori, pressioni o violenze fisiche o psicologiche, istigazione al suicidio o all’autolesionismo, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni».
Il testo prevede l’istituzione presso il Ministero dell’Istruzione di un tavolo tecnico in cui coinvolgere non solo gli altri ministeri e le Autorità competenti, ma anche associazioni e provider di internet, che rediga un piano per la prevenzione di questi fenomeni, compreso un codice di autoregolamentazione delle piattaforme social. Ogni istituto scolastico dovrà adottare un codice per la prevenzione di bullismo e cyberbullismo, e dovrà «istituire un tavolo permanente di monitoraggio del quale fanno parte rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie». Per sostenere le scuole in questo compito le Regioni “possono» adottare iniziative per fornire «un servizio di sostegno psicologico agli studenti» e «un servizio di coordinamento pedagogico».
Nel caso, poi, in cui il dirigente scolastico venga a conoscenza di episodi di bullismo, dovrà informare “tempestivamente i genitori dei minori coinvolti» e «promuovere adeguate iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori coinvolti in percorsi di mediazione scolastica».
Nei casi più gravi, in cui «le iniziative di carattere educativo non abbiano prodotto esito positivo, il dirigente scolastico riferisce alle autorità competenti anche per l’eventuale attivazione delle misure rieducative». Qui entra in gioco il Tribunale per i minori: può «disporre, previo ascolto del minorenne e dei genitori, lo svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa (nei riguardi della vittima) sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali». Un percorso in cui, se necessario, vengono coinvolti i genitori del «bullo». Tuttavia al termine del percorso rieducativo e riparativo il tribunale farà comunque una verifica, e potrà anche decidere di far proseguire il programma e, nel caso in cui ci sia un problema da parte dei genitori, potrà disporre l’affidamento del minore ai servizi sociali o il collocamento in una comunità. Infine, il 20 gennaio sarà la ‘Giornata del Rispettò: ricorrerà nel compleanno di Willy Monteiro, il ragazzo brutalmente ucciso tre anni fa a Colleferro.