Studi delle Agenzie regionali per l’ambiente evidenziano alti livelli di sostanze cancerogene nei pesci: migliaia di persone a rischio
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Greenpeace lancia un allarme sulla contaminazione da Pfas nel pescato delle acque di Calabria e Toscana, evidenziando livelli di inquinamento preoccupanti e fuori controllo. Dalle analisi delle Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa), i dati rivelano una presenza allarmante di Pfos, una delle molecole del gruppo dei Pfas (composti poli e perfluoroalchilici), classificata come potenzialmente cancerogena. Tra il 2021 e il 2023, le rilevazioni dell’Arpacal in Calabria e dell’Arpat in Toscana mostrano una contaminazione diffusa tra cefali, triglie, naselli e cicale di mare, pesci comunemente destinati al consumo.
In Toscana, le concentrazioni di Pfos superano in alcuni casi i limiti raccomandati, come evidenziato da campioni prelevati alla foce del fiume Bruna a Castiglione della Pescaia, dove è stato rilevato un record di 14,7 microgrammi per chilo, e lungo la costa pisana, in prossimità delle foci dell’Arno e del Fiume Morto. Questi valori si attestano ben oltre le soglie di tolleranza per la sicurezza alimentare stabilite dall’Efsa. Situazione simile emerge lungo le coste calabresi, dove i livelli di Pfos in alcuni campioni di pesci e crostacei superano i limiti di sicurezza previsti dal Regolamento europeo.
Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, sottolinea l’urgenza della situazione: «Le nostre tavole sono esposte ai Pfas. Nonostante i dati siano parziali e relativi a una sola molecola, il rischio per la salute è significativo. Questo allarme rafforza l’appello per un divieto immediato sulla produzione e uso dei Pfas».