Mar. Lug 16th, 2024

Rispetto alle misere 4 borse di studio aggiuntive in medicina finanziate lo scorso anno.

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L’anno scorso di questi tempi mi facevo promotore a mezzo stampa di una richiesta volta a chiarire per quale motivo la Regione Calabria avesse finanziato solo 4 borse di studio aggiuntive per la specializzazione medica, a fronte di numeri ben più importanti da parte delle altre regioni italiane. Proprio la Calabria, regione in cui la riforma della Sanità dovrebbe essere l’obiettivo principale dell’intera classe politica, mi risultava incomprensibile un numero così piccolo di borse aggiuntive a quelle ministeriali, rispetto ad esempio alle 224 borse attivate dalla Regione Sardegna o alle 168 della Campania.
In quell’occasione, nel tentativo di dare una risposta alle mie richieste, avevamo assistito ad un imbarazzante “balletto mediatico”: da una parte il Presidente della Regione Calabria e Commissario ad acta per la Sanità Roberto Occhiuto affermava di aver finanziato semplicemente le 4 borse richieste dall’Università; dall’altra la replica dell’allora Magnifico Rettore dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, Giovambattista De Sarro che in un’intervista sosteneva come l’Università avesse attivato il numero di borse in base alla disponibilità di risorse messe in campo dalla Regione e lasciando intendere che “ovviamente” si poteva fare di più come accaduto nelle altre regioni. Una ping pong di responsabilità in cui a perdere però erano solo i cittadini calabresi.
Da quel giorno ho ripetutamente chiesto che il mondo politico e quello accademico, nella persona del nuovo Rettore dell’Università Magna Graecia, Professor Giovanni Cuda, si potessero confrontare su questo tema, onde evitare quanto accaduto lo scorso anno. Ebbene, proprio in queste ore ho potuto constatare che la Programmazione della Regione Calabria ha previsto per il prossimo anno fondi per finanziare circa 80 borse aggiuntive. Certamente un grande risultato rispetto allo scorso anno, con la possibilità di formare tanti nuovi medici che rimarranno a lavorare per vari anni nelle corsie dei nostri ospedali.
Sono consapevole del fatto che la nostra Sanità abbia, comunque, perso del tempo riguardo ad un’azione che con un po’ di buon senso e un po’ di lungimiranza poteva essere messa in campo già (almeno) un anno fa. Non so cosa sarebbe successo se in questo ultimo anno non avessi posto più volte con testardaggine l’attenzione su questo tema. Ma sono felice di averlo fatto, contribuendo personalmente alla ricerca di una soluzione ad una problematica molto sentita anche nel mondo ospedaliero, così come evidenziato recentemente dal Vicesindaco di Catanzaro Giusy Iemma. Sono questi, a mio avviso, i provvedimenti che servono davvero alla nostra regione, sono queste le azioni concrete che possono aiutare la Calabria a diventare finalmente una regione “normale”.

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