“A Lamezia Terme desideriamo vivere questo cammino sinodale come un’opportunità. Viviamolo come une grazia, come un momento ecclesiale dove il protagonista vero è lo Spirito Santo. Nei prossimi due anni mettiamoci in ascolto. Non facciamoci prendere dalle ansie pastorali, ma fermiamoci per ascoltare e ad ascoltarci. Ascoltiamo anzitutto cosa dice lo Spirito alla nostra Chiesa di Lamezia. Prendiamoci del tempo per pregare, per ascoltare i poveri, per prenderci cura delle nuove povertà, per ascoltare il grido di coloro che non hanno neppure la forza di gridare. Prendiamoci del tempo per ascoltare la Calabria, in tutte le sue espressioni, in tutte le sue ricchezze e potenzialità. Ascoltiamo e ascoltiamoci per essere più vicini, più ricchi di tenerezza e di compassione. Camminiamo insieme”. Questo il monito del vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci che ieri, con una solenne concelebrazione in Cattedrale con la presenza del clero diocesano, ha aperto il cammino sinodale nella Chiesa di Lamezia.
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Riprendendo le parole di Papa Francesco, il vescovo di Lamezia ha esortato a “non vivere questo Sinodo come se fossimo un Parlamento o come se dovessimo fare un’indagine sulle opinioni. Noi vogliamo semplicemente pensare in termini ecclesiali: questo Sinodo sia un momento di Chiesa. Fuggiamo quei rischi che Papa Francesco ha indicato chiaramente a tutti noi: il rischio del formalismo, il pericolo di vivere questo momento di grazia come un evento di facciata lasciandoci sedurre dalla tentazione della forma; il rischio dell’intellettualismo, che riduce il Sinodo a un gruppo di studio astraendoci dalla realtà; il rischio dell’immobilismo, del “si è fatto sempre così” che induce a non avere il coraggio di cambiare. Questo Sinodo sia per la nostra Chiesa di Lamezia un momento di comunione, la sinodalità sia modus vivendi e modus operandi del nostro essere Chiesa. La sinodalità rappresenti il nostro stile di vita, elemento di costitutivo della Chiesa, cifra e respiro del nostro essere credenti. Come ci esorta il Papa nella “Fratelli tutti”, stiamo attenti al virus peggiore del Covid che è l’individualismo, un virus che attacca tutti, che mette in pericolo la Chiesa e la comunità civile”.
Schillaci riprende alcuni passaggi di una lettera pastorale del 1994 del vescovo emerito di Lamezia Terme, monsignor Vincenzo Rimedio, presente tra i concelebranti “dobbiamo recuperare il sensum Ecclesiae, il sentire come Chiesa. Vogliamo realizzare concretamente le tre parole chiave di questo Sinodo: vogliamo essere comunità di discepoli che vivono la comunione, partecipano e sono inviati come discepoli missionari”.
“Donaci, Signore – ha concluso il vescovo di Lamezia – il tuo amore. Donaci di amare mettendoci al servizio. Noi desideriamo essere tua Chiesa per vivere come te. Tra noi “non sia così”, non ci sia la mentalità di chi vuole dominare sugli altri. Vogliamo essere la Chiesa dei discepoli del Signore. Tu non sei venuto per essere servito ma per servire. E noi vogliamo servire come Te”.
Al termine della concelebrazione, il vicario generale don Pino Angotti, nel ringraziare il vescovo Giuseppe, ha rimarcato il desiderio di “voler coinvolgere tutti in questo cammino sinodale da percorrere insieme. Ogni persona è cara al cuore di Cristo. La Chiesa sente forte come sue le necessità, le aspirazioni, le prerogative degli uomini perché la Chiesa è presente là dove vive l’uomo. Questo cammino sinodale deve trovarci coinvolti in ogni stato di vita in cui ci troviamo, ravvivando in noi il desiderio di costruire l’unità. Ognuno di noi deve poter dire: io inizio da me. Solo così possiamo sperimentare che l’unità non è un’utopia o ma è un esigenza imprescindibile del Vangelo e della Chiesa. Preghiamo perché insieme, come popolo, siamo capaci di gesti di conversione sincera, frutto di ascolto, preghiera, di un desiderio profondo: fare in modo il Signore, che è in mezzo a noi, si manifesti anche attraverso di noi”.
Alla celebrazione, animata dalla corale diocesana “Benedetto XVI” diretta dal maestro Sara Saladino sotto la guida del cappellano della corale don Francesco Santo, hanno partecipato diversi sindaci dei Comuni della diocesi e i rappresentanti delle Forze dell’Ordine. Presenti in rappresentanza delle confessioni non cattoliche, Padre Constantin Ghimisi della comunità ortodossa-romena, Francesco Mazza delegato del pastore Tindaro Smeraldi del centro Efraim, Camara Ousmane della comunità dei musulmani.
Aperto in Vaticano da Papa Francesco domenica 10 ottobre, il Sinodo dei Vescovi dal titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” si articolerà in un percorso di tre fasi scandito dall’ascolto, dal discernimento e dalla consultazione. La prima fase ha avuto inizio ieri nelle singole Chiese diocesane e proseguirà fino ad aprile 2022. Seguirà la seconda tappa, quella continentale, da ottobre 2022 a marzo 2023, che avrà come finalità quella di dialogare sul testo del primo Instrumentum laboris. La terza e ultima tappa del cammino sinodale è quella della Chiesa universale ad ottobre 2023, con la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari.