Ven. Nov 8th, 2024

Sabato 23 marzo 201 ore 17 presso la sala consiliare del Comune di Prato – un meraviglioso salone di origini medioevali – torna la quarta edizione del Premio Prato CittAperta dedicato alla cultura migrante in Italia. E’ organizzato dall’Associazione 6 Settembre di Figline di Prato con la collaborazione del Comune di Prato. Un premio quasi unico nel suo genere, se non unico in Italia, che ha visto nelle scorse edizioni la partecipazione di personalità di primissimo piano nel mondo della cultura, della solidarietà, del teatro… Un’edizione quella di quest’anno con alcune novità rilevanti,  con la partecipazione grandi personalità del mondo del giornalismo, accademico e della solidarietà, italiani e non.  Nella Toscana ripiegata dentro i fumi del conformismo politico avulso dalla concretezza del vissuto quotidiano, impoverita dalla caduta di una società aperta e dialogante nel pozzo della battaglia di potere per il potere, Prato si erge a campanile dal quale i rintocchi della tradizione solidale si spargono ben oltre i confini comunali. Già nel 2005 erano quasi 20.000 gli stranieri residenti nel comune di Prato,  il 56% tra gli uomini e il 53% tra le donne con età tra i 18 e i 40 anni, il 25% minori, e quasi il 19%tra i 41 e i 65 anni di età. Quando si pensa a Prato è ormai spontaneo pensare alla ‘colonizzazione cinese’, in realtà consistenti sono i gruppi ormai stanziali di pakistani, marocchini, rumeni, albanesi. Non meraviglia, dunque, imbattersi nel sito ufficiale del Comune di Prato in un sito “pratomigranti.it”.  Prato, quasi 200.000 abitanti, potrebbe essere un ottimo campo di studio per comprendere in che modo integrazione e conflitto sociale si producono nel contesto urbano e sub-urbano, e in che modo lo Stato, rappresentato dal sindaco e dai suoi assessori e collaboratori (ma direi dall’insieme delle sue istituzioni presenti sul territorio) ha saputo misurarsi in questi tre lustri di tempo nel governare un fenomeno migratorio comunque complesso e dirompente.   L’idea di dare vita ad un premio dedicato alla cultura migrante rimane dunque il segno di una maturità civile che va oltre la banalità dilagante infusa nell’alterna manifestazione di ipocrisia e cecità che pare avere definitivamente ridotto la politica ad un mero commercio del consenso, rinunciando a capire e così infine saldando l’ignoranza con l’incapacità di affrontare le sfide del nostro tempo. In fondo, cosa significa “cultura migrante” se non il solco nel quale il Rinascimento fondò la propria luce, ancora palpabile nelle testimonianze in città di Donatello, Filippo Lippi e Botticelli, allungando lo sguardo oltre gli orizzonti e cibandosi del fiore delle civiltà, amalgamandole nel più grande fenomeno culturale e sociale del primo millennio della nostra storia? Non conosco l’aria che si respira a Prato al punto di poter esprimere un pensiero ponderato sul tessuto sociale e le reazioni collettive al sommovimento generato dai flussi migratori, sento però di poter dire che la cultura rappresenta la leva più solida per costruire ponti. (AB)

Continua....


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