In Calabria lo sciopero assume il significato non solo della difesa della sanità pubblica, ma soprattutto di un suo rilancio.
I dati dimostrano che dal 2000 al 2013 in Calabria il numero dei posti letto soppressi è stato di 4.041, cioè – 40% rispetto agli anni del precommissariamento, viceversa i posti letto privati rappresentano quasi un terzo del totale, in aumento da quando siamo commissariati, mentre il personale sanitario nel sistema pubblico è calato del 17,1% con 3.800 unità in meno tra medici, infermieri e operatori sanitari dal 2010 al 2017. Questo senza considerare che le poche unità di lavoratori che sono state inserite sono tutte soggette a tipologie di contratti precari a tempo determinato.
Continua....
Queste sono le misure draconiane adottate nella nostra regione, con il consenso tanto del centro destra, quanto del centro sinistra: tagli indiscriminati, che hanno distrutto la sanità calabrese e di fatto negano il diritto alla salute costituzionalmente garantito, nonostante l’indebitamento continui a crescere.
Questa la condizione della nostra sanità con la quale stiamo fronteggiando la pandemia.
Una situazione disastrosa che mette in discussione quotidianamente sia la nostra vita che quella del personale sanitario. Una situazione drammatica nella quale nulla di concreto si è realizzato per potenziare gli ospedali ed il territorio, per stabilizzare il personale già in servizio ed assumerne di nuovo per ridurne la cronica deficienza, per potenziare le Terapie Intensive.
Come Calabria Resistente e Solidale proponiamo:
1. Un piano di stabilizzazioni e di assunzioni per porre fine alla strutturale carenza di personale sanitario, per garantire il diritto alla salute, che oggi passa per la lotta alla pandemia ma che deve garantire anche gli interventi programmati;
2. Fine del disastroso commissariamento della sanità calabrese e abbattimento del deficit accumulato in tutti questi anni, che si è ingigantito anche per responsabilità delle gestioni commissariali governative largamente fallimentari, perché tutto deve ritornare nelle mani del popolo calabrese, che deve essere messo nelle condizioni di partecipare alle decisioni ed alle scelte;
3. Una riforma nazionale dei criteri per una diversa ripartizione della spesa sanitaria tra le regioni, che tenga in conto in primo luogo della necessità di garantire i Livelli essenziali di assistenza nelle regioni come la Calabria dove i Lea sono lontani dall’essere raggiunti;
4. Ritorno al Servizio Sanitario Nazionale per garantire il diritto alla salute uguale, certo ed esigibile sull’intero territorio nazionale.