Sab. Nov 9th, 2024

di Gabriella Passariello- Una serie di falsi e di abusi di ufficio, che hanno consentito la realizzazione di una lottizzazione abusiva in località Pappajanni a Soverato e che ha portato il gip Sara Merlini a disporre il sequestro preventivo dell’intera area su richiesta della Procura, che ha iscritto nel registro degli indagati undici persone tra dirigenti comunali e regionali, acquirenti, direttori dei lavori e un imprenditore. Ma il magistrato titolare del fascicolo aveva chiesto anche l’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa per la durata di dodici mesi nei confronti dell’ingegnere Marcello Talotta, 51 anni, di Catanzaro, rappresentante e amministratore della Talotta Costruzioni srl, a causa del concreto pericolo di reiterazione del reato. “Tutte le attività illecite riscontrate nell’indagine trovano la propria matrice nel profitto non dovuto perseguito dall’indagato”, che si avvale del rapporto di stretta collaborazione “criminale” con Michele Menniti, all’epoca dei fatti dirigente dell’ufficio tecnico del Comune, ora in pensione, “per trarre e mantenere dalla lottizzazione abusiva il massimo profitto possibile. Resta infatti la perdurante disponibilità di Menniti a compiere falsi e violazioni di legge manifeste per un arco di tempo che copre quasi un quadriennio”.

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Gli stretti rapporti illeciti tra imprenditore e dirigente

E per il pm resta la constatazione inquietante della capacità di Marcello Talotta di tessere e mantenere rapporti illegali stretti con dirigenti pubblici, gestori di rilevanti interessi economici, proprio come quelli intrattenuti con Menniti, attorno al quale ruotano tornaconti anche molto rilevanti di cittadini e di imprenditori soprattutto del settore edile. E rimane infine la domanda inquietante su come Marcello Talotta abbia potuto legare così strettamente Michele Menniti ai propri affari illeciti. Una serie di constatazioni che hanno indotto il sostituto procuratore Domenico Assumma a chiedere l’interdittiva per l’imprenditore, il cui stretto rapporto con Menniti “è chiaramente sintomatico di un metodo imprenditoriale di Talotta, che affronta con disinvoltura le violazioni di legge anche penali con danni ambientali ed urbanistici potenzialmente anche gravi, per perseguire guadagni illeciti dell’impresa. E allora lo svolgimento dell’attività imprenditoriale costituisce per Talotta un incentivo ed una occasione permanente di recidiva, attraverso la consumazione di ulteriori reati, anche di natura corruttiva, nei confronti di pubblici funzionari competenti ad emettere provvedimenti che incidono direttamente e indirettamente, sull’andamento dei profitti della sua impresa”.

L’ indagine per truffa

Secondo il pm, “sebbene l’indagato risulti privo di precedenti penali, tuttavia risultano pendenze giudiziarie della stessa indole”: il riferimento è relativo all’indagine per truffa aggravata per un importo di ben 187mila euro risalente al 2019 e consumata da Talotta e da altre due persone, nell’esercizio della sua attività di impresa, quale amministratore della Talotta Costruzioni srl. “Appare evidente, scrive il pubblico ministero- che il pericolo di recidiva a carico di Talotta, è arginabile con l’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa per la durata di dodici mesi”. Una richiesta bocciata dal gip che non nega le esigenze cautelari in relazione alla falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rispetto al quale è stata riconosciuta la gravità indiziaria, ma il reato si inserisce in una vicenda più ampia attinente alla realizzazione di un progetto lottizzatorio-edificatorio abusivo, che rappresenta un unico episodio nella attività imprenditoriale di Talotta.

“Sussiste la gravità indiziaria ma inesistenti le esigenze cautelari”

Per il gip non si può tener conto dell’altra indagine che vede coinvolto l’imprenditore, dal momento che concerne un’altra ipotesi di reato e non è indicativo di un modus operandi, di un metodo imprenditoriale. I fatti poi risalgono al 2018 e in tema di esigenze cautelari manca l’attualità del rischio di ripetere il reato, tenuto conto che successivamente non sono emersi ulteriori rapporti fra Talotta, Menniti o altri pubblici ufficiali gestori di rilevanti interesse economici soprattutto nel settore edile. “Pur ritenendosi sussistente la gravità indiziaria rispetto ad un solo capo di imputazione, la richiesta di applicazione della misura cautelare personale deve essere rigettata per insussistenza delle esigenze cautelari”.

CALABRIA 7