Dom. Lug 28th, 2024

Il procuratore capo di Catanzaro: «La riforma della Giustizia poteva essere più coraggiosa. Dai nostri uffici ho allontanato vagabondi e spioni». Nell’inaugurazione dell’anno giudiziario l’allarme sui clan: hanno oltre 4mila affiliati. Il ministro Orlando: «È la rete criminale più internazionalizzata, prolifera nei lati oscuri della globalizzazione»

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«Ho fortemente voluto essere qui a Catanzaro», ha detto il ministro Andrea Orlando nel corso del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. «La ‘ndrangheta non è un folklore locale, è la rete criminale più internazionalizzata, è la Davos della mafia che prolifera nei lati oscuri della globalizzazione». La debolezza delle istituzioni, ha spiegato il ministro, favorisce altri soggetti, coloro che risolvono i conflitti fuori dalla legislazione che sostituiscono ai valori istituzionali con la legge del più forte.
«Siamo in Calabria – ha proseguito Orlando – perché qui pesano di più le inefficienze e l’assenza dello Stato». «Siamo in Calabria perché dobbiamo guardare la giustizia con gli occhi del Sud e ricordare che la questione meridionale è stata più forte quando ha coinvolto non solo i meridionali». Il Sud come causa fondamentale, ha detto il Guardasigilli che ha parlato anche della necessità di investimenti per superare le inefficienze. A margine del suo intervento ufficiale il ministro della Giustizia ha anche parlato della revisione della rete dei tribunali considerata quale «esigenza reale». «Io ho fatto dei passi in questa direzione che sono stati riconosciuti con la riforma della geografia giudiziaria, ma c’è da dire che le resistenze sono fortissime perché naturalmente quando si va a pensare a un tribunale che accorpi e funzioni immediatamente i territori che rischiano di perderli si ribellano, e dobbiamo avere la forza di guardare a un disegno di carattere generale. Ho tentato di farlo sulle corti d’Appello. La legislatura era già in una fase avanzata ed è stato difficile affrontare quel discorso però, in generale, penso che sia uno stimolo e una indicazione condivisibile». Per quanto riguarda le graduatorie per gli assistenti giudiziari, Orlando ha affermato che lo scorrimento sicuramente c’è per almeno 1000 unità in un arco temporale abbastanza ravvicinato e poi probabilmente per altre diverse centinaia di unità. «La Calabria – ha aggiunto – in verità ha una serie di criticità ma non quella della scopertura d’organico che per quanto riguarda il personale giudiziario colpisce soprattutto il Nord Italia, dove ci sono livelli di scopertura che arrivano al 40%. La Calabria e per alcuni ruoli anche il distretto di Catanzaro ha una scopertura che non va oltre il 10% quindi sicuramente qualcosa si può fare, però il grosso di questa nuova immissione riguarda soprattutto le aree del Nord Italia».

LA RELAZIONE DI INTROCASO: IN CALABRIA 160 COSCHE «Secondo i dati diramati, a suo tempo, dal ministero dell’Interno, nella regione Calabria vi sarebbero 160 organizzazioni criminali, per un numero di 4.389 affiliati: di essi 2086 sono presenti nel territorio del distretto di Reggio Calabria e 2.303 nel distretto di Catanzaro». Questi sono alcuni dei dati sulla criminalità organizzata emersi nella relazione del presidente della corte d’Appello del capoluogo, Domenico Introcaso. «I dati forniti dal procuratore distrettuale Nicola Gratteri correlati alle risultanze provenienti dai tribunali, prefigurano l’esistenza, nel distretto di Catanzaro di numerose associazioni criminali di tipo ‘ndranghetistico». La criminalità «trova collocazione nel distretto in numerose “locali” di accertamento giudiziale, distribuite sull’intero territorio è particolarmente stabilizzate nei circondari di Vibo Valentia, Castrovillari, Paola Lamezia, con primaria per valenza criminale e forza intimidatrice delle locali in territorio di Vibo Valentia, Crotone Castrovillari, Paola».
«Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto (requirenti e giudicanti) sono inadeguate sia in relazione al numero di magistrati che a quello del personale amministrativo», è scritto nella relazione del presidente Introcaso. Quello che predomina a Catanzaro è un «movimento migratorio costante in uscita con entrate costituite da magistrati ordinari di prima destinazione che per vincoli ordinamentali non possono svolgere funzioni di gip/gup». Viene riconosciuto lo straordinario impegno «profuso dal Csm di concerto con il ministero della Giustizia ai fini dell’incremento dell’organico di primo, e seppure in maniera ridotta, di secondo grado, posti coperti con attenta e incisiva celerità». Esiste però quello che nella relazione viene definito il “paradosso Calabria” creato dal fenomeno della mobilità «per cui in tribunali costituiti in larga maggioranza da Mot (magistrato ordinario in tirocinio, ndr), i processi di maggiore allarme criminale locale, nazionale e internazionale, sono celebrati da collegi composti da Mot, con risposte comunque di efficacia». Il disagio trova espressione nelle criticità dei tribunali di Catanzaro, Crotone, Paola e Vibo Valentia. Quest’ultimo è quello che soffre di più, privo del 56% dell’organico.

GRATTERI: TROPPE CORTI D’APPELLO Nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2018 è intervenuto anche il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, il quale ha manifestato la sua gratitudine nei confronti del ministro Andrea Orlando. «Io gli sono grato – ha detto Gratteri – perché dopo decenni di parole e di false promesse da parte della politica nel distretto di Catanzaro si è visto qualcosa di nuovo. Ad esempio sei sostituti procuratori, un procuratore aggiunto, dodici giudici. È stato l’inizio di una rivoluzione». «Ma non è stato solo quello l’intervento del ministro», dice Gratteri che ricorda il giorno del suo insediamento e la questione che mise subito in luce dell’ex ospedale militare, chiuso da 10 anni mentre il ministero della Giustizia paga un milione e 700mila euro l’anno di fitti. «Avevo sentito che qualcuno aveva interessi a fare qualche albergo o altre attività». Lanciato il caso, o meglio la “bomba a mano”, con qualche sguardo teso che cominciava a serpeggiare, il neo procuratore è partito per Roma – con un abbozzo del progetto per la nuova Procura – dove ha chiesto un incontro al ministro che lo ha ricevuto in una stanza accanto a quella in cui stava facendo riunione con i senatori. Il ministro «ha subito detto sì», ricorda il procuratore che si è poi recato dal ministro Delrio «che ha messo subito a disposizione 10 milioni di euro per la realizzazione di questa nuova Procura». Nei prossimi giorni sarà indetta la gara d’appalto.
«Oggi stiamo lavorando con serenità – dice il procuratore – la pianta organica quantomeno per le procure del distretto di Catanzaro è adeguata, si può lavorare bene così. Avevamo un problema con le avocazioni perché ce n’erano circa 100 al mese. Ho pensato di cacciare dai corridoi della Procura di Catanzaro tutti i vagabondi e gli spioni che giravano e ho aperto le porte alle parti offese che avevano bisogno di parlare. Due volte a settimana dedico il pomeriggio ad ascoltare la gente che soffre. In questo modo ho eliminato le richieste di avocazione. Basta organizzarsi bene, basta abbattere i tempi morti». «Cosa diversa sono i tribunali perché è urgente – ribadisce Gratteri – la creazione dei tribunali distrettuali. È necessaria una specializzazione. Perché sono necessari 4 o 5 anni solo per capire cos’è la ‘ndrangheta e poi si può iniziare a lavorare. Non si può improvvisare un collegio con magistrati con pochi anni di servizio per giudicare famiglie di ‘ndrangheta di seria A che girano il mondo e sono presenti in tre continenti contemporaneamente». «Il ministero della Giustizia – spiega ancora il procuratore – ha fatto qualcosa di coraggioso con la riforma della geografia degli uffici giudiziari. Serviva però ancora più coraggio o una maggioranza più forte per fare altre riforme. Bisogna chiudere, per esempio, alcune Corti d’appello e ridurre il numero di magistrati anche in luoghi di grande tradizione perché non è possibile e accettabile che alcuni pm abbiano 50 fascicoli e altri 1.500». Gratteri, con riferimento al caso della Calabria, lancerebbe dunque l’idea di un’unica Corte d’appello capace di garantire un coordinamento più stretto tra le due Procure distrettuali. nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario. Gratteri ha anche sottolineato «la necessità di riformare il sistema carcerario. Servono quattro carceri da cinquemila posti, inserendo il lavoro per riabilitare e rieducare i detenuti, così come accade per i tossicodipendenti. In questo modo avremmo il Paese più pulito del mondo. Per fare queste cose, però, ci vuole coraggio. C’è anche il rischio di essere tacciati di fascismo, ma io non ho di queste preoccupazioni». Altro tema toccato è stato quello dell’informatizzazione e del processo a distanza per abbattere i tempi dei vari procedimenti. La video conferenza come mezzo per gestire i processi e tutto quello che concerne la vita del detenuto. «Si snellisce e non si complica la vita dei processi», afferma Gratteri. Basti pensare ai costi per i trasferimenti dei detenuti, alle trasferte degli avvocati, alla riduzione del pericolo di fuga. Ma anche al pericolo di mandare messaggi, durante i tempi morti del processo, a chi si avvicina ai gabbiotti. Il risparmio sarebbe di 70 milioni di euro all’anno.

LUPACCHINI: «PER LA RIFORMA SOLUZIONI DI COMPROMESSO» Affronta la crisi degli uffici giudiziari Otello Lupacchini, procuratore generale di Catanzaro, ma senza indulgere sulle cause, vere o presunte delle inefficienze del sistema. «La capacità organizzativa degli uffici, per ogni magistrato, è una sfida alla quale non ci si può sottrarre, nella consapevolezza che si rende al Paese un servizio e che ogni inefficienza dell’amministrazione della giustizia si riflette sulla tutela dei diritti individuali e collettivi. È questa la consapevolezza, la conditio sine qua non, per l’inverarsi del principio in virtù del quale la giustizia è risorsa per la crescita civile dell’Italia e non ostacolo ad essa», ha affermato Lupacchini. Tuttavia il procuratore generale giudica «calamitosi» i tempi in cui viviamo. «Da alcuni decenni si assiste alla sempre più invadente – ha sottolineato – “giuridicizzazione” delle relazioni sociali e alla progressiva espansione delle materie sottoposte a regolazione giuridica». Dall’altro lato «si constata la crescita dei poteri illegali e criminali, nazionali e internazionali, che investe in pieno la democrazia, inducendo nei cittadini un crescente malessere e una diffusa domanda di giustizia». Per quanto riguarda la riforma della giustizia penale, Lupacchini la considera «tanto importante quanto, però, altamente problematica nei suoi esiti, là dove non sono state recepite le sollecitazioni» dei protagonisti e comprimari operanti nel settore. Il risultato sono «soluzioni di compromesso, sintomatiche della talvolta insuperabile difficoltà di affrontare i nodi strutturali».

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