Condanne definitive anche per il troncone ordinario del processo scaturito dalla maxi operazione denominate “Crimine”. Ieri, infatti, la Suprema Corte ha confermato quando deciso dalla Corte d’Appello. Accolto sostanzialmente in toto l’impianto accusatorio costruito dai pm Antonio De Bernardo, Marialuisa Miranda e Giovanni Musarò. Una trentina gli imputati giudicati nel filone dell’ordinario con condanne per circa due secoli di carcere. Nello specifico la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha condannato, tra gli altri, Vittorio Barranca a 8 anni di reclusione, Francesco Bonarrigo a 12 anni, Giuseppe Bruzzese a 9 anni di carcere, Domenico Rocco Cento 9 anni, Antonio Angelo Cianciaruso condannato a 8 anni di reclusione, per Antonio Commisso la pena inflitta è di 13 anni, per Roberto Commisso 8 anni, per Antonio Cuppari 9 anni. Ma la notizia più importante emersa dal processo è la conferma dell’esistenza dell’organismo unitario della ndrangheta. Evidenza che sarebbe oggettivamente emersa da elementi dimostrativi specifici, che risultano congruamente valutati.
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ALESSANDRA BEVILACQUA