Sab. Lug 27th, 2024
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Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21, 33-43.45-46

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

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Parola del Signore

Il commento di monsignor Piero Romeo, vicario generale della diocesi di Locri Gerace:

Nella parabola raccontata dal Signore Gesù all’indirizzo preciso dei «capi dei sacerdoti» e degli «anziani del popolo» troviamo che, dopo aver mandato i suoi servi, il padrone della vigna «mandò loro il proprio figlio». Il Signore Gesù non si accontenta di evocare questa decisione, ma mette sul piatto della riflessione dei suoi ascoltatori un elemento importante che potremmo definire di ordine psicologico:
«Avranno rispetto per mio figlio!» (Mt 21,37). Avviene ancora oggi in mezzo a noi e in tutti gli angoli più remoti del mondo ogni volta che il proprio interesse, il proprio comodo, talora semplicemente il proprio capriccio diventa dirimente fino a mettere in conto l’eliminazione dell’altro, con l’infantile illusione di guadagnare spazio in questo mondo. Il Signore Gesù conclude la sua parabola con un detto assai severo: «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,43).Uno di questi frutti è proprio il «rispetto». Il segno che indica il radicarsi, nel nostro cuore di discepoli e tra di noi come comunità di discepoli, della logica del Regno di Dio e dello stile evangelico è proprio un crescente rispetto per l’altro anche quando la sua stessa esistenza complica la mia propria vita. Il Padre si aspetta da noi non solo che abbiamo rispetto del Figlio che ha mandato nel nostro mondo per rivelarci il suo volto misericordioso, ma anche che questo rispetto sia offerto a ogni fratello e sorella in umanità in modo assoluto e unilaterale. Così il dramma della nostra fraternità potrà diventare, giorno dopo giorno, una vera e propria scuola di umanità che può trasformare il mondo.

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