Sab. Lug 27th, 2024

Nel 2023, ben 2571 persone hanno perso la vita nel mare, secondo i dati di Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) e Medici senza Frontiere. Tra queste, 94 sono le vittime accertate del naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023. Gli attivisti di “Rete 26 Febbraio,” associazione nata in risposta a questa tragedia, ricordano quei giorni di rabbia e dolore in una nota diffusa.

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La Rete 26 Febbraio si è formata per fornire supporto alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti, specialmente nell’identificazione e rimpatrio delle salme. Inoltre, l’associazione si propone di denunciare le gravi inadempienze istituzionali e politiche, nonché le violazioni dei diritti umani che sono alla radice di tali naufragi nell’euro-mediterraneo e nel mare Egeo.

Le cifre tragiche delle morti in mare sottolineano il fallimento del sistema securitario che tenta di ostacolare i movimenti umani ai confini europei, causando migliaia di morti. La Rotta Balcanica, le coste di Grecia, Tunisia, delle isole Canarie e il mare di fronte alla Libia sono descritti come luoghi dove l’Europa, con le sue leggi ingiuste e accordi internazionali inefficaci, abbandona le persone in fuga da guerre e miserie.

Gli attivisti definiscono tali eventi come “migranticidi” e ribadiscono il loro impegno nella memoria e nella denuncia. Criticano le politiche europee e il cosiddetto “Decreto Cutro” italiano (legge 50/23) come parte di una risposta insufficiente e inefficace.

A un anno esatto dalla Strage di Cutro, la Rete 26 Febbraio annuncia la sua mobilitazione, non solo per commemorare, ma anche per sostenere nuovamente le famiglie delle vittime e i superstiti. Chiedono verità e giustizia, ricongiungimenti e corridoi umanitari per le famiglie delle vittime, identificazione e degna sepoltura delle salme coinvolte, e la revoca degli accordi con Turchia, Libia e Tunisia che riguardano il controllo esternalizzato delle frontiere.

La nota conclude sottolineando che la mobilitazione si terrà nuovamente nei luoghi della tragedia, dove si sono materializzate le conseguenze delle politiche migratorie, come un simbolo di risposta umanitaria e solidale contro il regime di frontiera.

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